Una recentissima ricerca offre 4 (+1) strategie per ridurre il dolore cronico e i suoi effetti collaterali emotivi e relazionali.
Category: Dolore cronico e somatizzazioni
Qualche settimana fa, un’indagine statistica volta a conoscere i bisogni psicologici della popolazione italiana ha identificato un interessante fattore: alcune persone preferiscono pensare all’equilibrio emotivo e cognitivo come ad una conquista, altri come ad una liberazione dagli elementi di difficoltà.
Il risultato è lo stesso, il punto di vista cambia!
Il risultato cercato e atteso è lo stesso: equilibrio emotivo e cognitivo, ossia il benessere psicologico e, per traslazione, psicofisico.
Il punto di vista, tuttavia, è diverso.
Chi pensa al risultato in termini di conquista inizia un percorso psicologico focalizzandosi in particolare sulla crescita personale, sull’autostima, sulla comunicazione e la conoscenza di sé.
Chi pensa al risultato in termini di liberazione dalla condizione di difficoltà, invece, inizia un percorso psicologico cercando strumenti e strategie per togliere ciò che suscita malessere.
Il percorso di conquista
Il percorso di conquista è volto a conoscere le proprie narrazioni automatiche e a crearne di alternative, a scoprire e riscoprire le risorse, a potenziare l’unicità individuale.
La persona sviluppa senso di autoefficacia – ossia la consapevolezza di poter vivere bene, grazie alle sue competenze -, equilibra l’autostima, si allena ad emozionarsi meglio e a comunicare in linea con i suoi valori.
Il percorso di liberazione
Il percorso di liberazione è volto a conoscere e utilizzare strumenti di rilassamento e di regolazione emotiva, a sbloccare situazioni – ad esempio – di inibizione e conflitto, ad acquisire strategie per la gestione e il sollievo del dolore e per ridurre gli effetti psicosomatici.
La persona si libera del disagio e riacquista il benessere auspicato.
Il jukebox dello psicologo: i 4 risultati più richiesti
Secondo l’indagine di mercato, i 4 risultati più richiesti sono:
- Felicità
- Serenità
- Sicurezza
- Agio
La Serenità e la Sicurezza sono obiettivi desiderati, in particolare, da chi sceglie il percorso di conquista, mentre la Felicità e l’Agio sembrano essere maggiormente attesi da chi sceglie il percorso di liberazione.
Tu per chi tifi?
La tua preferenza va alla conquista o alla liberazione? O ad entrambe?
Nella mia esperienza clinica questi due percorsi e i risultati attesi non sono così distinti. Può capitare che una percorso si trasformi in un altro oppure, più spesso, che i due percorsi si intersechino.
Adoro, professionalmente, questa seconda opzione.
L’integrazione di conquista e liberazione accresce la possibilità di benessere, coniugando la conoscenza di strumenti per liberarsi di ciò che fa star male alla conoscenza di strumenti per potenziare la propria unicità.È una chiave di benessere nel lungo termine.
Ti piacerebbe cominciare un percorso di conquista o di liberazione? O uno che integri entrambi?
Scrivimi la tua storia: fontanella.francesca@gmail.com
Fonte:
Indagine di mercato sulla psicologia professionale, ENPAP. Ricerca condotta da baba – Ricerche di mercato e analisi di scenario – www.babaconsulting.com
Dall’espressione del volto e dai movimenti è possibile capire in che condizione psichica si trova una persona?
Si tratta di una domanda importante perché, se si sceglie di rispondervi ‘Sì’senza considerare il contesto, si rischia di generalizzare, di appoggiarsi a presunte regole oggettive e di azzardare interpretazioni dei vissuti altrui.
Se si scegliesse di rispondere ‘No’, d’altro canto, non si terrebbe in considerazione l’ampia rassegna scentifica che descrive il ruolo che assumono la postura e le espressioni facciali – ad esempio – nella gestione delle emozioni. In un paio di articoli di qualche mese fa, ho descritto un esperimento sulla posizione delle labbra e sulla postura.
Sì, anche se dipende
Durante la Seconda Guerra Mondiale, secondo l’ideologia nazista della razza era possibile dedurre la personalità altrui osservandone la postura. La supposizione di poter cogliere l’essenza altrui leggendo il linguaggio del corpo, quindi, merita una certa cautela!
L’ambiente di appartenenza, la cultura di riferimento, le esperienze personali sono fattori importanti per chi si occupa di linguaggio del corpo.
Il primo a pensarci fu Darwin
Avete letto bene: Darwin, Charles Darwin, quello della Teoria dell’Evoluzione.
In una sua opera, si occupò dell’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali chiedendosi se le espressioni facciali corrispodenti alle emozioni fossero innate o derivassero dall’apprendimento.Darwin propose che la mimica del volto non soltanto esprimesse, ma anche influenzasse le emozioni.
Persino la simulazione di un’emozione tende a suscitarla davvero nella nostra mente. Darwin
La conferma dalla scienza e le applicazioni nel mondo del teatro e del cinema
Come descritto dall’esperimento che riporto in questo articolo , la scienza ha confermato l’influenza delle espressioni facciali nel manifestarsi delle emozioni.
Quando si attivano certi muscoli del volto, si provocano delle modifiche analoghe nel sistema nervoso e si suscita l’emozione corrispondente. Ekman
Il teatro e il cinema, invece, la applicano.Gli attori, utilizzano le espressioni facciali e la postura come strumento per evocare le emozioni per inerpretare la loro parte.
Fa’ il gesto e l’emozione viene dopo! Stanislavskij
L’importanza dell’espressione facciale: emozioni e botulino
Wollmer e colleghi hanno iniettato del botulino nella fronte dei loro pazienti, all’altezza della ‘ruga della collera’, il solco – o i solchi – che si creano se corrugate la fronte.
Questi pazienti, dopo l’iniezione, non potevano più corrugare la fronte e, pertanto, non avevano più lo sguardo corrucciato. Metà di loro ne trasse un beneficio a livello emotivo, provando meno tristezza e meno collera, ma…
…effetto collaterale! I pazienti dei due medici, parvero aver perduto la loro competenza a comprendere le emozioni e i sentimenti altrui!
Se imito la tua espressione facciale, ti capisco di più
Le emozioni degli altri sono condivisibili anche grazie ad un processo di mimica che porta l’essere umano a emulare, spesso inconsapevolmente, l’espressione facciale degli interlocutori. Questo meccanismo consente di condividere emozioni e sentimenti e di provare empatia, aspetti importanti per un ‘animale sociale’.
Usare il corpo per stare bene
Con questo articolo, la nostra attenzione va al ruolo del corpo per il proprio benessere personale: sorridiamo abbastanza? Camminiamo con la schiena diritta? Quale espressione del volto è più frequente? Quale postura o movimento? I movimenti sono veloci o lenti? Quali fanno stare meglio?
Il BodyFeedback invita a esplorarsi e a scoprire quali movimenti vi possano aiutare a vivere meglio e a superare le difficoltà quotidiane.
Per saperne di più?
Scrivimi, senza impegno! fontanella.francesca@gmail.com
Dott.ssa Francesca Fontanella
Riferimenti bibliografici essenziali
Darwin, C. (1872). The Expression of Emotion in Man and Animals.
Ekman, P. (1992). An Argument for Basic Emotions. Cognition and Emotion, 6/3,4, 169-200.
Wollmer M. et al. (2012). Facing Depression with Botulinum Toxin: A Randomzed Controlled Trial. Journal of Psychiatric Research, 46/5, 574-81.
Il rientro dalle vacanze ha portato richieste di consulenza per questioni di ansia. Che abbiate già letto qualche articolo di questo blog o no, immagino abbiate avuto esperienza del fatto che “le ansie non sono tutte uguali“.
Esse variano per intensità e frequenza, per gli ambienti in cui si verificano e per tutta una serie di fattori variabili legati al contesto e alla fase di vita. Ne consegue che non esiste una regola, uno strumento, una pillola che va bene per tutti. Ogni storia porta con sé caratteristiche uniche di quel tipo d’ansia e, di seguito, soluzioni e strategie uniche per quel tipo d’ansia.
Qualche elemento in comune c’è!
Per regolare l’ansia (non va eliminata!), qualche trucchetto inziale, valido per molti, esiste. Ad esempio, uno strumento utile è la respirazione consapevole.
In questo articolo, di poche righe, vorrei portare la vostra attenzione su un altro comportamento corporeo spesso associato all’ansia: il movimento rapido degli occhi.
Fateci caso: quando provate ansia o qualcuno che conoscete la prova, gli occhi scansionano l’ambiente più rapidamente (spesso senza attenzione consapevole), muovendosi da un lato all’altro, dall’alto in basso e, qualche volta, costringendo a muovere la testa in modo parimenti rapido.
Questi movimenti rapidi, probabilmente evolutisi come strumento per vagliare l’ambiente e valutare i possibili pericoli, nella quotidianità hanno l’effetto, ahimè, di aumentare l’ansia!
Provate!
Attenzione! Svolgere l’esercizio da seduti!
NON svolgere la Versione Strong dell’esercizio in caso di pressione molto bassa, dolori cervicali, vertigini, gravidanza, alterazioni dello stato di salute.
Versione Light: Svolgete l’esercizio in posizione seduta. Muovete gli occhi rapidamente da un lato all’altro della stanza in cui vi trovate e dall’alto in basso. Fatelo il più rapidamente possibile, per 10-15 secondi.
Versione Strong: Svolgete l’esercizio in posizione seduta. Con gli occhi aperti, scuotete la testa rapidamente da un lato all’altro (come se diceste no). Fatelo per 10-15 secondi.
Dopo aver provato, potreste provare una sensazione sgradevole, di nausea, di stordimento; potrebbe girare la testa o essersi presentata una sensazione spiacevole al petto.
Per far rientrare questa sensazione potete chiudere gli occhi, abbassare il capo e respirare lentamente per qualche secondo.
La sensazione provata dopo i movimenti oculari e/o lo scuotimento del capo ha attivato il sistema vestibolare – che presiede l’equilibrio – e indotto l’organismo ad attivarsi per prevedere le conseguenze del cambiamento percettivo. Questa attivazione è una forma d’ansia, adattiva e utile per invitare l’organismo a riportarsi allo stato di equilibrio.
Tuttavia, cosa accade se il movimento rapido dello sguardo
si verifica per ore e, magari, giorni?
Può accadere che la persona si percepisca, costantemente, in ansia. L’ansia potrebbe indurre a ulteriori movimenti rapidi, acutizzando gli effetti d’ansia e creando un circolo vizioso.
Avete già intuito dove sta una soluzione?
Potreste provare a fare attenzione alla velocità dei vostri movimenti oculari e allenarvi a rallentarli. Svolgete questo esercizio ogni giorno, per una settimana; osservate se notate dei benefici, a livello fisico, nei momenti in cui muovete lo sguardo lentamente.
Ricordate: l’ansia ha lo sguardo rapido; voi, anche no! 🙂
Dott.ssa Francesca Fontanella
Se vi fa piacere, potete condividere con me le vostre considerazioni rispetto a questo esercizio contattandomi all’indirizzo e-mail fontanella.francesca@gmail.com
Questo esercizio sarà descritto nell’E-book in uscita a fine autunno.
Se vi è capitato di svegliarvi con la mandibola contratta, di provare dolore alle gengive senza alcuna infiammazione in atto, di strofinare tra loro i denti…allora questo articolo fa per voi!
Saprete già, che in termini dentistici, il fenomeno descritto è detto bruxismo.
Il bruxismo inflenza la vita delle persone causando disturbi delle articolazioni della bocca, dei denti, delle gengive e dando origine a contratture dei muscoli del collo, delle spalle, della schiena.
Le persone raccontano di difficoltà nella masticazione, nell’apertura della bocca; i denti si consumano con più rapidità richiedendo cure dentistiche frequenti e precoci; i dolori muscolari di collo, spalle e schiena, inducono ad assumere posture scorrette.
Quali soluzioni ci sono?
Il suggerimento è combinare un ausilio protettivo provvisorio (il bite), con un trattamento psicologico.
Psicologico?
Ebbene, sì! 🙂 Si è rilevato che il bruxismo emerge in momenti di stress e si acutizza in fasi di vita complesse da un punto di vista emotivo.
La cultura popolare da tempi immemorabili utilizza la metafora “A denti stretti” per indicare qualcosa che viene fatto o vissuto forzatamente. Questa forzatura si traduce in attivazioni psicofisiologiche che possono, in soggetti predisposti, manifestarsi attraverso la contrattura temporo-mandibolare e portare a stringere i denti durante il giorno e durante la notte.
Lavorare su questo fenomeno con la psicologia significa andare alla causa del disturbo. Nel frattempo, l’utilizzo del bite può evitare che i denti si consumino e alleggerire l’effetto della contrattura muscolare.
La psicologia interviene principalmente applicando le tecniche e gli strumenti utili nelle situazioni d’ansia ossia:
- Tecniche di Rilassamento
- Immaginazioni Guidate
- Respirazione Consapevole
- Focusing
- Conversazioni terapeutiche per esplorare il significato del proprio messaggio emotivo
Mentre cominciate ad incuriosirvi rispetto a questa possibilità…vi vengono delle domande? Sono qui per rispondervi!
P.S. Il mercoledì sera, sino al 30 giugno 2016, dalle 20:00 alle 21:00 potete scrivere le vostre domande sulla pagina FB Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo oppure come messaggio FB privato oppure su WhatsApp (345 3741840)
Dott.ssa Francesca Fontanella
Facciamo 4 passi nel mondo delle somatizzazioni: solo una sbirciatina, per dare un’occhiata.
La somatizzazione è la manifestazione fisica di un pensiero o di un’emozione. Meglio, è la manifestazione fisica di pensieri ed emozioni che hanno suscitato un’attivazione dell’organismo (stress) per un certo periodo di tempo. Protratto a lungo, lo stress si può trasformare in distress.
Quanto a lungo?
Questa misura è del tutto personale e dipende dal tipo di emozione e pensiero, oltre che dai cosiddetti fattori protettivi (elementi del contesto e caratteristiche personali che aiutano la persona a resistere allo stress). Non è detto, inoltre, che un’attivazione fisiologica protratta nel tempo dia origine necessariamente ad una somatizzazione.
Quindi…
Emozioni e pensieri causano un’attivazione psicofisiologica detta stress che, se si protrae nel tempo, può trasformarsi in di-stress che, a sua volta, può causare somatizzazione.
La causa è psicologica, il disturbo organico.
Il disturbo può essere di due macro-tipi:
- Disturbo o malattia per il quale l’esame diagnostico medico dà esito positivo (ossia, vi è un danno organico rilevabile da esame medico);
- Disturbo per il quale l’esame diagnostico medico dà esito negativo (ossia, non vi è un danno organico rilevabile da esame medico).
Il primo tipo di disturbi comprende, ad esempio, alcuni tipi di disturbo dermatologico, infezioni delle vie urinarie, infezioni genitali, alcuni tipi di lesioni gastriche… Questo tipo di disturbi va curato dal medico e merita, al contempo, un intervento psicologico per lavorare sulla causa psicologica (pensiero, emozione, stress, di-stress) che può aver prodotto il sintomo fisico.
Il secondo tipo di disturbi può comprendere, ad esempio, alcuni tipi di cefalea e di dolore muscolare e articolare, alcune manifestazioni a carico del tratto gastro-intestinale, difficoltà sessuali…Questo tipo di disturbi, di norma, non richiede un intervento medico, se non nell’eventuale somministrazione di antidolorifici, miorilassanti e, qualche volta, di antidepressivi e ansiolitici.
Va detto che i disturbi che rientrano in questa seconda categoria hanno cattiva fama! 🙁
Molte persone li ritengono fittizi, altre temono di non essere credute quando ne descrivono la sintomatologia. In realtà sono disturbi reali, di cui non si riscontra alcun segno organico. Al pari dei disturbi del primo gruppo meritano, quindi, un’attenzione specifica e una ricerca dell’origine del disturbo tra i pensieri e le emozioni.
Da un punto di vista psicologico, la cura dei disturbi psicosomatici può essere svolta attraverso i colloqui clinici (conversazioni terapeutiche in Pratica Narrativa), le tecniche corporee, le tecniche di rilassamento e di immaginazione guidata ed esercizi per gestire pensieri ed emozioni e allearsi con la componente emotiva utile per la comprensione del disturbo.
I risultati
- Riduzione o scomparsa del sintomo fisico
- Creazione di una buona immagine di sé
- Imparare a a rilassarsi
- Gestire le emozioni ed utilizzarle in modo consapevole
Il mantenimento
Di prassi, una volta acquisiti gli strumenti, la persona può procedere in autonomia, senza il supporto del professionista e con l’aiuto di un programma di mantenimento e prevenzione.
Dott.ssa Francesca Fontanella