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Ho ricevuto da alcuni colleghi che si avviano alla professione la domanda che hai appena letto nel titolo dell’articolo “Consulenza a Seduta Singola o colloquio gratuito?“. Colgo l’occasione per riportare qui le informazioni che ho condiviso con loro e che ritengo siano utili anche per chi, un primo colloquio di psicologia, lo sta per chiedere.

Il primo colloquio

Il primo colloquio può essere utilizzato in modi diversi. Alcuni psicologi scelgono di usare il tempo per conoscere la storia della persona in modo abbozzato e parlare del loro approccio.

Altri prediligono fare un primo colloquio breve, di una ventina di minuti, come fosse una sorta di selezione e accettazione della richiesta.

Altri ancora utilizzano il primo colloquio come parte integrante del lavoro psicologico. Tra essi, alcuni prediligono condurlo come fosse l’unico, per ottimizzarne i risultati.

Qual è il modo giusto?

Ognuna delle modalità sopra descritte e eventuali altre che ho dimenticato di elencare hanno una funzione, un’utilità e una cornice epistemologica – ossia delle ragioni specifiche – per cui sono scelte.

Per questo non è possibile dire a priori quale modalità sia quella giusta e il tuo psicologo ti informerà sul modo in cui sarà svolto il primo colloquio nel suo modello e sulle tariffe.

Colloquio gratuito, sì o no?

Ebbene, dipende. Nel caso in cui il professionista scelga di proporre un primo colloquio breve, di accettazione, oppure un colloquio volto a conoscere in modo grezzo la storia della situazione di difficoltà, può – può! – decidere di offrirlo gratuitamente. Lo feci anche io, anni fa. In questo caso, non ci si può aspettare che il colloquio offra soluzioni e strumenti. Sarà una sorta di incontro conoscitivo che prelude una serie di incontri successivi. La decisione spetta comunque al professionista che valuterà se attribuire un costo al tempo trascorso in studio per questa prima fase, oppure no.

Nel caso in cui il professionista scelga di lavorare psicologicamente sin dal primo incontro, trovo che non vi siano dubbi: l’incontro merita un corrispettivo economico. La persona potrebbe cogliere dall’incontro ciò di cui ha bisogno e, per questo, non avere necessità di incontri successivi. Così fosse, il primo incontro gratuito non avrebbe alcun senso per un professionista che fa del suo servizio un lavoro.

Contestazione frequente…

Vorrei conoscere lo psicologo prima di potermi fidare di lui!

Il professionista che ti offre il primo colloquio gratuito ti dà la possibilità di conoscerlo proprio attraverso questa esperienza introduttiva; il professionista che predilige, invece, lavorare con te da subito e quindi offre il primo incontro a pagamento, di solito si presenta con chiarezza online, attraverso pagine social e sito.

In entrambi i casi, il professionista ti sta offrendo informazioni su di sé, il suo tempo e la possibilità di capire come lavora. Questo articolo e, ancor più quelli specifici che descrivono fenomeni psicologici e soluzioni hanno esattamente questa funzione: sono un servizio gratuito che ti offro per farti conoscere come lavoro, che tipo di persona incontrerai se chiederai la mia consulenza, che tipo di psicologia ti offrirò. Quando verrai da me, mi avrai già conosciuta e scelta e potremo lavorare dal primo minuto insieme.

La logica della consulenza a Seduta Singola

Lavorare in un’ottica di consulenza a Seduta Singola significa lavorare considerando ogni colloquio come se fosse l’unico. In questo modo, il focus è preciso, l’attenzione dedicata alla difficoltà e i risultati creati e costruiti sul momento, ad hoc, nel rispetto della tua unicità. Sebbene ogni incontro sia trattato come se fosse l’unico, la porta resta aperta ossia: dopo il primo colloquio, ne puoi fare quanti ne vorrai e quanti ne serviranno. Ogni storia è a sé e avere al pretesa di quantificare il numero esatto di incontri a tavolino sarebbe un azzardo poco professionale.

Durata del primo colloquio

Sì, lo hai già immaginato: la durata è a discrezione del professionista. Diversi anni fa lasciavo un tempo illimitato al primo colloquio, ma ho notato due complessità che mi hanno fatto cambiare direzione:

  1. Senza la misura del tempo, il tempo si usa male. Ti è mai capitato di avere una giornata libera e di accorgerti, a fine giornata, di non aver combinato niente? Ecco, ho notato un effetto simile. Il tempo lasco rischia di penalizzare attenzione focalizzata e rispetto dell’obiettivo identificato.
  2. Alle persone interessa sapere quanto durerà l’incontro. La gente ha una vita piena e se prende un appuntamento ha bisogno di sapere se ci vorrà un’ora o mezza giornata. Legittima richiesta.

Aggiungo che io stessa, sapendo quanto temo ti dedicherò, ho più facilità a pianificare la mia giornata lavorativa. Pertanto…

Il mio primo colloquio dura circa un’ora e mezza e, per far sì che sia usato appieno, al momento dell’appuntamento ti invio a casa il consenso privacy così puoi compilarlo e firmarlo con calma senza scippare tempo prezioso al tuo incontro di benessere psicologico.

Bene, credo di aver detto tutto. Per ulteriori domande, che tu sia un collega o che tu voglia chiedermi una consulenza, mi trovi qui: ciao@francescafontanellapsicologo.com

In coppia, se c’è Disprezzo, il prezzo da pagare è alto. Ce lo dice Gottman.

I quattro cavalieri dell’Apocalisse

Gottman, nello studio dei comportamenti comunicativi verbali e non verbali delle coppie, si concentra su quelli che chiama “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”:

  1. atteggiamento difensivo
  2. ostruzionismo
  3. critica
  4. disprezzo.

Dei quattro, quello che considera più importante è il disprezzo. Per Gottman, il disprezzo di uno o di entrambi i membri della coppia nei confronti dell’altro è il principale indizio di crisi.

Si potrebbe pensare che la cosa peggiore sia la critica, perché è una condanna globale del carattere dell’altro. Ma il disprezzo è qualcosa di qualitativamente diverso. Con la critica posso dire a mia moglie: “Non stai mai ad ascoltare, tu. Sei proprio egoista e insensibile”. Lei risponderà mettendosi sulla difensiva. Che non è proprio il massimo per il rapporto e la soluzione del problema. Ma se le parlo dall’alto in basso, è molto peggio, e il disprezzo consiste proprio nel parlare dall’alto in basso. Molto spesso è un insulto: “Sei una strega. Mi fai ribrezzo”. È il tentativo di mettere l’altro su un piano inferiore al tuo. Una cosa gerarchica. – Gottman.

Disprezzo e Disgusto

Il Disprezzo è l’emozione sociale corrispondente al Disgusto. Si prova Disgusto per un oggetto e Disprezzo per una persona – per i suoi comportamenti -.

Quando provi Disgusto per una pietanza la allontani, non la mangi, non la vuoi accanto. Ti disgustano, forse, l’odore o l’aspetto che associ al gusto.

Parimenti, quando provi Disprezzo, vorresti allontanare la persona e non tenerla accanto.

Al Disprezzo ci si arriva gradualmente

In coppia, al Disprezzo ci si arriva gradualmente, non vi ci si trova immersi tutto a un tratto. Per orientarti puoi considerare il Disprezzo come emozione emergente dopo la Rabbia e dopo la Tristezza (con rassegnazione e senso di impotenza).

Non va sempre così, ma prendiamo per buona questa semplificazione.

Puoi prevenire la crisi

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La gradualità con cui la coppia può arrivare al Disprezzo facilita la prevenzione della crisi di coppia.

Se noti che nella tua coppia qualcosa non va, non aspettare il Disprezzo e previeni.

Fallo con uno psicologo: ancora per qualche giorno, in tutta Italia, diversi psicologo aderiscono al progetto di consulenza gratuita dell’ AAF – Associazione Aiuto Famiglia –

Tra questi, ci sono anche io. Puoi chiedere una consulenza gratuita a Rovereto (TN) oppure online, entro il 30 novembre.

Consulta il sito dell’ AFF e compila il questionario online, poi contattami per l’appuntamento: potete venire in coppia oppure puoi venire solo tu!

Scrivimi all’indirizzo fontanella.francesca@gmail.com

Fonti:

Citazione di Gottman tratta da M.Gladwell, In un batter di ciglia -Il potere segreto del pensiero intuitivo.

Non riesco a decidere! È difficile scegliere cosa è meglio per me!

dice Chiara, nome di fantasia.

Quante volte mi capita di sentire questa frase nel lavoro e nella vita privata! Anche io mi sono trovata in situazioni in cui decidere risultava difficile e la difficoltà che sentivo mi bloccava, impedendomi ancor più di svolgere quel processo -breve o lungo- che porta alla decisione.

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Decidere: un processo decisionale

La decisione è il risultato del processo di decidere. Il momento in cui esprimi la decisione è il passaggio conclusivo del processo, quello che concretizza tutto ciò che c’è stato prima e che ha coinvolto i tuoi pensieri, le tue sensazioni e le tue emozioni.

Immagina la situazione di Chiara, che sta valutando di cambiare lavoro e a cui è stata fatta una proposta in un posto lontano da casa e con uno stipendio minore. Il lavoro però è quello che desidera e il gruppo di lavoro le piace.

Quali pensieri comincia a fare Chiara?

I pensieri nel processo decisionale

Eh, ma è lontano! Non credo di riuscire a organizzarmi.

Ho tante spese e uno stipendio più basso mi mette in difficoltà.

Quello che conta è fare qualcosa che mi piace! I soldi sono meno importanti.

Il gruppo di lavoro è affiatato e conosciuto per le capacità di lavorare in sinergia: ho sempre desiderato un gruppo di lavoro così!

Possiamo pensare a questi pensieri come ostacoli o alleati.

I pensieri sono ostacoli quando…

i pensieri sono ostacoli

Sono ostacoli se, questi pensieri, portano a rimuginare, procrastinare, chiedere compulsivamente consigli e opinioni ad altri – senza trarne alcun beneficio -, chiudersi e isolarsi, rispondere con aggressività a chi chiede se si è presa la decisione, et cetera…

Il risultato, in questi casi, sono circoli viziosi in cui i pensieri producono comportamenti che li nutrono e mantengono…

Aspetta!

I pensieri producono comportamenti?

Mmm… la formulazione più vicina ai fatti è che tu, facendo quei pensieri, fai quei comportamenti. Per dirla tutta, tu, facendo quei pensieri, decidi di agire quei comportamenti. Decidi, per l’appunto.

Può sembrare paradossale eppure succede che tu decidi di agire comportamenti che ti impediscono di decidere, trattando i tuoi pensieri come ostacoli.

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I pensieri sono alleati quando…

I pensieri sono alleati quando

Hai un alternativa! Anziché agire comportamenti che ti bloccano e ti impediscono di decidere puoi usare i tuoi pensieri per scoprire cosa è importante per te.

Ecco il modo che ha usato Chiara:

Eh, ma è lontano! Non credo di riuscire a organizzarmi. >> Per me è importante: la vicinanza/raggiungibilità comoda del posto di lavoro, l’organizzazione.

Ho tante spese e uno stipendio più basso mi mette in difficoltà. >> Per me è importante: guadagnare tot, lo stipendio.

Quello che conta è fare qualcosa che mi piace! I soldi sono meno importanti. >> Per me è importante: fare un lavoro che mi piace, indipendentemente dalle altre condizioni.

Il gruppo di lavoro è affiatato e noto per le capacità di lavorare in sinergia: ho sempre desiderato un gruppo così! >> Per me è importante: lavorare con un gruppo che sta bene insieme.

Metti in ordine le priorità

Chiara ha estratto dai suoi pensieri una lista di cose importanti per lei.

Ora le mette in ordine di priorità:

  1. Soldi
  2. Lavoro che piace
  3. Vicinanza
  4. Gruppo

Un’azione in linea con ciò che è importante per te

Chiara ha identificato come elemento di maggiore importanza in questa fase di vita professionale e personale i soldi. Ha bisogno di uno stipendio di un certo tipo e per questo il lavoro offerto le pone dei dubbi sull’opportunità della scelta di accettarlo.

In linea con la priorità indicata, valutiamo insieme quale azione farebbe la persona che Chiara vorrebbe essere, ossia senza dubbi e capace di prendere una decisione.

E così…

Chiara decide – !! – di contattare l’azienda che le ha offerto il posto di lavoro per sapere se sia possibile venirle incontro economicamente. Fa un’azione verso ciò che è importante per lei. Se la risposta sarà positiva accetterà, altrimenti, rispettosa della sua lista di priorità, rinuncerà e guarderà avanti a un’altra occasione.

Terapia a seduta singola: il bello di una terapia al bisogno. 🙂

Sei immerso in un processo decisionale e non sai come emergerne?

Prova anche tu la modalità che ha sperimentato Chiara e, se ti trovi in impasse, contattami: ti aiuto volentieri a applicare l’esercizio! fontanella.francesca@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

Sì, è possibile allenare la Flessibilità Psicologica in una seduta. A te, poi, spetta continuare l’allenamento.

La Flessibilità Psicologica come la flessibilità muscolare

Mettiamo che la tua muscolatura si sia un poco irrigidita e che fare piegamenti o movimenti ampi sia diventato molto meno agevole dei tuoi tempi muscolari migliori. Che fai? Se ti interessa recuperare la flessibilità muscolare potresti fare dell’attività fisica, iscriverti a un corso di pilates/yoga/tai chi oppure potresti scegliere di fare della fisioterapia.

Comunque vada, ti si richiede costanza: oltre il lavoro che puoi fare in palestra o dal fisioterapista, ti spetta un allenamento.

La Flessibilità Psicologica richiede lo stesso tipo di allenamento: puoi imparare in una seduta come allenarla, poi, però, l’allenamento va fatto!

Allenamento in autonomia o con lo psicologo?

lessibilità psicologica_personal trainer

L’allenamento fisico può essere svolto in autonomia, in gruppo o con un personal trainer. La similitudine con l’allenamento psicologico continua: puoi allenarti in autonomia, in gruppo, con uno psicologo.

In quest’ultimo caso hai un professionista dedicato a te per un ora a ogni allenamento. Si tratta di un allenamento personalizzato e, in quanto tale, mirato e accurato.

Puoi anche scegliere di allenarti in autonomia e, una volta ogni tanto, fare il punto con lo psicologo. Oppure puoi partecipare a gruppi di terapia e di sostegno a tema, come quando scegli di iscriverti al corso di yoga.

In una seduta di allenamento alla Flessibilità Psicologica cosa impari?

In una seduta impari a:

  • Identificare ciò che è importante per te e in che modo tendi a cercarlo e perseguirlo;
  • Identificare ciò che vuoi allontanare e come ci stai riuscendo (o non riuscendo);
  • Portare l’attenzione su sensazioni, azioni e farne buon uso;
  • Portare l’attenzione su emozioni e pensieri e farne buon uso;
  • Scoprire su chi o su cosa puoi contare;
  • Notare quali aspetti delle situazioni di vita possono cambiare in base alla prospettiva che assumi;
  • Vivere la tua vita nonostante le difficoltà.

Poi, però, ti devi allenare!

Quello che accadrà dopo, dipende da come userai le informazioni emerse nella tua seduta. Un incontro non serve se poi non ne fai un utilizzo – allenamento – efficace.

Un’ora di palestra non ti restituisce la flessibilità muscolare.

Quanto tempo va dedicato a questo allenamento?

Quanto vuoi tu! Non ci sono controindicazioni e ci sarà un momento in cui noterai che la Flessibilità Psicologica sarà spontanea. Le prime volte potresti dedicarvi 5 minuti al giorno: mentre prepari la tavola, prima di addormentarti, mentre ti lavi i denti o leggi la storia della buonanotte al tuo bambino, in pausa pranzo o nel tragitto per il lavoro…

Quanto vuoi tu e quando vuoi tu!

Nell’ottica della Terapia a Seduta singola, vuoi allenare la tua Flessibilità Psicologica?

Un incontro di 120 minuti (con pausa caffè, se vorrai) e poi vedi tu come proseguire l’allenamento!

Chiedi informazioni scrivendo a fontanella.francesca@gmail.com

Eccomi qui! 🙂 Sono passati diversi giorni dall’ultimo articolo. Priorità lavorative e personali mi hanno distratta dallo scrivere e ora sono pronta per raccontare qualcosa di più rispetto alla Terapia a Seduta Singola, modello in cui mi sono formata recentemente, per proseguire il mio aggiornamento professionale.

[In questa pagina web trovi i nominativi di tutti gli psicologi che utilizzano la Terapia a Seduta Singola in Italia.]

In questi giorni ho ricevuto diverse domande sulla Terapia a Seduta Singola che sintetizzo in questo articolo stile FAQ.

Singola vuol dire proprio Singola?

TSS_Terapia a Seduta Singola_proprio singola

La parola Singola, in questo modello di lavoro, significa:

  • Ogni incontro merita di essere valorizzato e trattato come se fosse l’unico. In questo modo puoi aspettarti di usare bene il tuo tempo e i tuoi soldi, massimizzando l’efficacia della singola seduta;
  • In alcune situazioni, l’incontro singolo è sufficiente;
  • A ogni incontro singolo può seguirne un altro, quando e se lo desideri.

Si è liberi di scegliere se si vuole una seduta singola o no?

La Terapia a Seduta Singola vuole dare la possibilità di godere di percorsi brevi o brevissimi – una seduta! – qualora li si preferisca e, al contempo, di scegliere percorsi di accompagnamento più lunghi.

Quest’ultima scelta può dipendere dal tipo di situazione vissuta e dalle aspettative rispetto alla terapia. Per esempio, potresti desiderare un percorso psicologico di crescita personale oppure uno spazio di ascolto in particolari momenti di vita. In tali casi, forse, non è l’incontro singolo ciò che chiedi!

In queste occasioni la Terapia a Seduta Singola può essere declinata all’interno di ogni singolo incontro – per massimizzarlo, come si diceva – oppure non essere usata affatto.

La Terapia a Seduta Singola non è una regola!

Nel momento in cui chiedi una consulenza a uno psicologo che utilizza la Terapia a Seduta Singola, potrai valutare con lui se questa sia la modalità adatta a te o se, invece, desideri o hai bisogno di un percorso più lungo.

Questo dettaglio è importante perché non è detto che ti serva una Terapia a Seduta Singola, né che tu la voglia!

In  breve… Libertà di scelta: sì!

Quali strumenti usa il terapeuta a seduta singola?

Mmm… rispondo con la metafora della gruccia appendiabiti (che non è mia, me l’hanno insegnata i docenti della formazione! 😉 )

La gruccia appendiabiti, di per sé, è uno strumento che ha lo scopo di offrire un supporto per gli abiti. Ci puoi mettere la giacca elegante o il giubbino sportivo, un abito di pizzo o in jersey, una camicia country o di seta, una casacca, un giaccone invernale…

Così avviene anche per la Terapia a Seduta Singola: fa da gruccia appendiabiti, su cui ogni psicologo appende il suo modo di fare psicologia, secondo approcci e metodologie che ha studiato e integrato nella sua pratica professionale.

Questo significa che gli psicologi che utilizzano il metodo  “a seduta singol” lavorano secondo una forma mentis simile, ma con approcci e metodi diversi.

Alla gruccia ogni psicologo  appende competenze tecniche diverse.

Io, ad esempio ci appendo…

Gruccia Terapia Seduta Singola

Sulla gruccia io appendo la Terapia Narrativa, come cornice teorica dominante. Appendo ciò che mi insegna la Terapia Centrata sulla Soluzione e ciò che sto approfondendo rispetto all’Acceptance and Commitment Therapy.

E poi… ci appendo il counseling espressivo e attività di arte-terapia. E le tecniche di rilassamento. E quelle immaginative, che mi piacciono molto. Ci appendo ciò che ho imparato della fisiologia del sistema nervoso e dei modi in cui cicatrizzano le ferite emotive.

Alla gruccia appendo anche gli interessi extra psicologici che, ogni tanto, mi tornano utili anche nel mio lavoro; le mie storie e esperienze personali affinché mi aiutino a ascoltare e sentire le storie che mi racconta chi mi chiede un aiuto; alcune caratteristiche personali che mi accorgo di portare nel lavoro: ora mi vengono in mente l’ospitalità, la disponibilità, la curiosità, l’autenticità.

Ogni psicologi appende cose diverse alla gruccia della Terapia a Seduta Singola.

Cosa posso aspettarmi da una Terapia a Seduta Singola?

Lo psicologo che utilizza la Terapia a Seduta Singola è concentrato ad aiutarti a trovare soluzioni e vie d’uscita a partire dalle tue caratteristiche personali e dalle tue competenze.

In un momento di difficoltà, potrebbe non essere saggio aggiungere alla difficoltà vissuta una seconda difficoltà, ossia dover agire, ipso facto, in modo molto distante dal proprio usuale.

Puo essere più utile facilitare i primi cambiamenti  – o passi verso il cambiamento – a partire da cio che sai e fai già trovando modi alternativi per usare le cosiddette risorse personali.

In un incontro di Terapia a Seduta Singola, parlerai di ciò che ti crea disagio e di ciò che vorresti cambiasse. Imparerai qualche strumento pratico e scoprirai perché le soluzioni tentate finora non sono bastate. Co-esplorerai con lo psicologo  le risorse utili e co-creerai un piano d’azione, sulla linea delle tue esperienze personali.

Parole chiave: persona (e personalizzazione), risorse, massimizzare il tempo dell’incontro.

Davvero è possibile risolvere un problema in un incontro?

È possibile. Dire a priori se ti basterà un incontro o se ne serviranno altri è un azzardo che, personalmente, non sento di fare. Le variabili in gioco quando si vive una situazione di disagio sono tante e non esiste una valutazione che abbia valore predittivo certo.

Tuttavia… ti è mai capitato di aver sentito qualcuno a cui è cambiata la vita dopo un’ esperienza oppure a seguito delle parole di una persona cara?

Ebbene, in quei casi, si è prodotto un cambiamento, una svolta o si è risolto un problema, addirittura senza l’aiuto professionale.

Molte persone risolvono i problemi psicologici senza un consulto professionale. Per altri, è sufficiente il “tocco leggero” di una singola visita.
Michael Hoyt

La riflessione che stimola questa constatazione è:

preso atto che possono avvenire cambiamenti grazie a “momenti terapeutici quotidiani”, si possono immaginare le ricche potenzialità di un cambiamento guidato dalle domande e dagli strumenti offerti dalla psicologia.

La Terapia a Seduta Singola insegna che questo è possibile  anche in un solo incontro.

E se un incontro non mi basta?

Se un incontro non basta, al primo incontro ne possono seguire quanti ne serviranno!

Ognuno di questi avrà l’obiettivo di aggiungere un tassello alla conoscenza di te, per permetterti – il prima possibile – di cominciare a vivere secondo i tuoi valori.

“Il prima possibile”… Questa terapia mette fretta?

TSS_Terapia a Seduta Singola_mette fretta

Mi hanno fatto la domanda in tanti! No, non mette fretta. Anzi, il modello stesso ripete l’importanza di non correre e di rallentare. Ti dirò di più, ho l’impressione che proprio il rallentamento sia ciò che permette di ridurre i tempi di terapia.

Quando ci si rivolge allo psicologo capita che i pensieri siano tanti e le parole… altrettante! Nel vortice rapido di pensieri e parole ci si può perdere. Le domande e il lavoro co-creativo aiutano a rallentare, a soffermarsi e, in definitiva, a conoscersi e a (ri)scoprire soluzioni e direzioni utili per la propria vita.

Vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola?

Scrivimi le tue domande a fontanella.francesca@gmail.com: sarò lieta di rispondere e condividere con te questo tassello di psicologia.

Puoi saperne di più anche nel sito dell’Italian Center for Single Session Therapy, presso il quale mi sono formata.

Il tempo, nei tempi moderni, sembra essersi ristretto. Le persone dichiarano di non avere tempo.

Che poi, alla fin fine, è così.

Sono tanti gli impegni quotidiani e, la possibilità di essere in contatto attraverso cellulari, tablet, pc, amplifica il proprio raggio d’azione, aggiungendo compiti da svolgere, esigendo rapidità di risposta.

Si accumulano le cose da sbrigare perché, mentre ci si sta occupando di un compito, ne arrivano altri che pretendono attenzione e prorità. Per esserci su tutti i fronti è richiesta velocità e organizzazione e, è innegabile, ci vorrebbe più tempo.passato

Sono note – da tempo 😉 –  alcune strategie che facilitano la distribuzione dei compiti nel quotidiano e rendono più agevole il loro svolgimento.

Ad esempio, per quanto concerne la pulizia della casa, è suggerito di dedicare una decina di minuti al giorno alla sua manutenzione, per evitare accumuli. Si può, anche, qualora si condivida l’ambiente con altre persone, dividere i compiti in modo chiaro, di modo da alleggerire la quantità di lavoro gestita da ogni persona e, in alcuni casi, ottenere beneficio anche sulla qualità della prestazione.

In ambito lavorativo si preferisce indicare delle priorità nelle mansioni da svolgere e avere due telefoni separati per il lavoro e le questioni private (di modo che, durante l’orario di lavoro, si possa dedicare attenzione al telefono professionale senza la distrazione e le  interferenze di messaggi privati).

Altri suggerimenti conosciuti sono:spunta

  • Imparare a dire NO
  • Fare buon uso dei tempi di attesa
  • Concentrarsi su una sola cosa alla volta
  • Scegliere gli orari migliori per sé per lo svolgimento delle mansioni urgenti e più impegnative
  • Stabilire orari in cui non accettare telefonate e rispettarli

Lo scopo di questi accorgimenti è il tempo: gestire meglio il tempo, avere più  tempo per il relax ed esperire un senso di autoefficacia nel veder raggiunti gli obiettivi nei tempi previsti.

Nella mia professione, questa faccenda del tempo, dà vita ad un curioso fenomeno.

La popolazione si divide tra chi richiede un consulto al volo e chi richiede di staccare la spina.

Trasportate da un flusso quotidiano che impedisce di avere tempo, al momento di riconoscere il desiderio di una consulenza, le persone scelgono come dedicarsi del tempo:

  • Ricerca di spazi brevi, veloci, di agile fruibilità. È importante ritagliare spazi di tempo per sé senza intaccare i ritmi del quotidiano e rivedere l’organizzazione delle giornate;
  • Ricerca di uno spazio che consenta di staccare dalla quotidianità, dai suoi ritmi e fatiche.

Due modalità di gestione del tempo molto diverse tra loro, con un elemento in comune: l’interesse verso se stessi ed il proprio benessere.

In questa fase storica, in questi tempi moderni, le persone sanno portare attenzione al loro benessere psicofisico, alle emozioni, alle modalità relazionali e comunicative e non rinunciano all’opportunità di conoscersi meglio, ritrovare se stessi, offrirsi la possibilità di trovare soluzioni ai problemi, bilanciare l’autostima, aumentare la capacità di risposta agli eventi di vita

E lo fanno nel modo più utile per loro.ok-477504_960_720

Che si tratti di consulti al volo o di staccare la spina, le persone, nei tempi moderni, sanno cercare uno spazio per sé.

A voi, quale modalità piace di più? Perché?

Scopri anche:

Terapia a Seduta Singola: qualche volta, basta un incontro!

Flessibilità psicologica in una singola seduta: prova!

Come decidere facile: una terapia a seduta singola

Dott.ssa Francesca Fontanella

Immagine di copertina: dal film “Tempi Moderni”, interpretato, scritto, diretto e prodotto da Charlie Chaplin, 1936.

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