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Cosa ha di magico la giornata di una psicologa online? Ti racconto la mia esperienza di anni con questa modalità di lavoro. Niente romanticismi dell’ultimo minuto, quindi, ma la consistente e concreta testimonianza dell’operare quotidiano.

Tablet in posizione e si parte!

Una volta posizionato il tablet, attivata la connessione e cliccata l’icona di accesso a Skype sono pronta: in studio o a casa posso iniziare liberamente il mio lavoro. Posso essere un poco raffreddata, avere la macchina in panne, fuori può fare la nevicata del secolo oppure può esserci traffico per la festa di paese… io ci sono e non faccio tardi. Sono una psicologa online.

Regola del campanello

Quando si lavora in uno studio fisico, chi ha un appuntamento suona il campanello all’orario concordato. Allo stesso modo, da psicologa online attendo la tua chiamata o un tuo messaggio che indica che sei arrivata o sei arrivato. Anche tu sei online e possiamo iniziare.

Caffè, tisana, bibite e comodità

Mentre sorseggiamo una bevanda calda o dissetante in base alla stagione e ci mettiamo in comodità, il tempo è per te. Che tu abbia lavorato o studiato tutto il giorno o che tu sia in ferie, a casa con il mal di schiena o che tu sia con la tua piccola al seno, in ogni stagione e ovunque ti trovi, puoi continuare a prenderti cura di te.

A volte prendi un cuscino da stringere a te mentre ti racconti, forse hai anche voglia di sdraiarti e il tuo ambiente familiare ti facilita. Anche io sono comoda e concentrata e così si lavora bene.

Realtà diversificate

Lavorare come psicologa online significa che le persone che incontro non sono prevalentemente della mia zona, come accadrebbe con uno studio fisico. Posso essere raggiunta da persone che vivono in altre città e zone e portano con loro esperienze quotidiane e sociali diversissime tra loro.

Una connessione dalla natura

Ad esempio ogni tanto, appena si attiva la webcam, arriva aria di vacanza: sei all’aperto in giardino oppure sulla terrazza che dà sul mare o su un prato in montagna. Per te è un’ottima occasione rigenerante che mette insieme il potenziale di benessere offerto dalla natura e lo spazio di cura e crescita che ti stai concedendo con il colloquio psicologico. Per me è una boccata d’aria e la possibilità di godere con te dei benefici dell’ambiente naturale.

Le abitudini della grande città

Ho sempre vissuto in città piccole. Questo implica un tipo di rumori e un tipo di atmosfera culturale diversi da quelli della grande città. Quando ti connetti da una grande città ti sento raccontare di un quotidiano più affollato del mio, di metropolitana e manifestazioni culturali o politiche, di palazzi con tanti piani, di locali particolari e novità che dalle mie parti ancora non si sono viste. Per me è un allenamento alla flessibilità, per te l’occasione di connetterti comodamente da casa o dall’ufficio e dal tuo negozio durante la pausa senza fare le corse per raggiungere uno studio fisico.

Nord Sud Ovest Est

Eccome se fa la differenza la zona in cui viviamo! Siamo permeati dalla cultura del nostro ambiente di vita e se vivi a Napoli non hai lo stile di vita di chi vive a Bari, Venezia, Roma, Palermo, Firenze, Genova, Bologna, Cagliari, Matera, Repubblica di San Marino, Monza o Aosta… La differenza culturale ha un aspetto esotico che potenzia il colloquio perché integra esperienze e vissuti visti dalla tua prospettiva con la prospettiva culturale che può dare la mia. Per me è fare il mio lavoro nella situazione più bella del mondo – quella delle sfumature culturali – per te è dipingere il cambiamento che cerchi su una tela culturale italiana, usando un mix di pigmenti conosciuti e nuovi.

Scorci di vita vera

Ho lavorato molto anche in uno studio fisico quindi posso vedere la differenza. Ci sono alcuni aspetti che un colloquio dal vivo mimetizza perché alcune piccole formalità restano. Spariscono, invece, online e puoi connetterti con i capelli raccolti nell’asciugamano e finendo di mangiare un toast. Potresti alzarti un attimo perché ha suonato il corriere oppure per spegnere la pentola sul fuoco. Vita.

Molto confortevole e rilassante per te, molto confortevole e rilassante per me. Naturale.

La giornata di una psicologa online è un doppio viaggio

Apprezzo il viaggio duplice che mi permette il lavoro di psicologa online. Mentre viaggio con te nella tua storia e usiamo insieme il potere balsamico della psicologia, ho il privilegio di essere portata in luoghi diversi in ogni connessione.

Ogni ora, un mondo diverso. Prato verde, panorama da terrazzo all’ultimo piano, scorcio di mare, una cucina moderna e un salotto rustico; rumori del traffico di città e cinguettio di campagna.

Nel concreto, sai che c’é? Fare la psicologa online mi offre la possibilità di valorizzare ancor più le storie individuali, le differenze; è occasione di arricchimento e potenzia, in definitiva, la mia professionalità e la tua esperienza terapeutica.

Scopri i Servizi online!

Questo articolo racconta di energie mentali e paesaggio. Un paesaggio naturale è paesaggio terapeutico quando rispetta il livello di energia personale e coinvolge al punto giusto. Ce lo disse nel 1991 Patrick Grahn.

Energie su più livelli

Il prof. Grahn elaborò un modello presso l’università svedese che mette in relazione lo stato delle energie mentali di una persona e la sua capacità di interagire con l’ambiente. Scelse di definire quattro livelli rappresentati graficamente con una piramide:

Il modello di Grahn chiarisce un aspetto importante: un paesaggio è terapeutico se si adatta alle tue energie mentali. Il paesaggio può cambiare in base alla tua situazione energetica attuale e conoscere quale tipo di ambiente è più adatto a te ti permette di rigenerarti e recuperare al meglio le tue energie.

Ti servirà valutare la vicinanza e la raggiungibilità del luogo, il livello di coinvolgimento emotivo, l’estensione dello spazio e il grado di diversità rispetto al tuo ambiente consueto.

Livello uno

Il livello più basso, quello con la base larga, coinvolge persone con poche energie mentali a causa di stress, malattia, sofferenza… Chi si trova in questa parte della piramide necessita di spazi in cui rilassarsi. Il paesaggio terapeutico ideale ha ampio spazio individuale a disposizione, ambienti dalla struttura semplice che permettano attività poco impegnative (camminare, sedersi), senza fonti di disturbo, consente un coinvolgimento emotivo morbido e non intenso, interiore.

Livello due

Il livello successivo implica maggiore energia mentale. Potresti trovarti in questa fascia se senti di riuscire a dare ordine ai tuoi pensieri e alle tue emozioni, ma che non sei disponibile ad accogliere nuove idee, spunti, riflessioni da parte di altri. Il paesaggio terapeutico può avere uno spazio individuale meno ampio rispetto al primo livello, possono rientrare nello spazio di osservazione altre persone, c’è spazio per la curiosità in termini osservativi (ad esempio osservare piante, panorama…).

Livello tre

Se ti trovi in questa fascia hai recuperato le energie mentali e puoi partecipare emotivamente all’ambiente. Il paesaggio terapeutico è condiviso con altre persone di simile energia mentale, si intrattengono conversazioni, aumenta la curiosità di esplorare e la disponibilità al contatti con piante e animali.

Livello 4

Chi si trova nella sommità della piramide partecipa attivamente nell’ambiente. Il paesaggio terapeutico necessita di una minima quota di spazio individuale che è condiviso con altri in attività impegnative a livello fisico, coinvolgimento emotivo intenso.

Come trovare il tuo paesaggio terapeutico

Sulla base delle indicazioni appena lette, puoi scegliere inizialmente immagini e poi luoghi fisici naturali che ti permettano di rigenerarti dopo il lockdown e oltre.

A partire dalla piante sul terrazzo di casa puoi via via spostarti in zone in cui rilassarti, passeggiare – se possibile sdraiarti su un prato o sederti su una panchina – . Potrai prima scegliere spazi poco visitati in cui prediligere il contatto con te, con i tuoi pensieri ed emozioni e in cui usare poche energie. Mano a mano che le energie aumentano il tuo paesaggio terapeutico può cambiare: puoi recarti in un posto in cui altre persone fanno attività in cui puoi, tuttavia, mantenere il tuo spazio e la tua riservatezza emotiva; poi potrai interagire e condividere e infine, se vorrai, dedicarti ad attività ad alto coinvolgimento relazionale, fisico ed emotivo.

Scalare la piramide è obbligatorio?

Non è necessario scalare tutti i livelli della piramide o, per lo meno, non è necessario che il livello di coinvolgimento relazione, fisico ed emotivo sia intenso. Vi sono differenze individuali legate al temperamento, al tipo di lavoro, alle influenze culturali che guidano alla scelta del proprio paesaggio terapeutico indipendentemente dal livello di energie.

Al contrario, è necessario che se il tuo livello di energie è basso tu non pretenda di frequentare luoghi affollati o ad alta intensità emotiva e che non chieda a te stesso/a attività che richiedono tanta energia.

Non ha senso la pretesa di agire quando hai energia per osservare.

Uno su due. Una su due persone che vengono in studio mi racconta che qualcuno le ha detto: ” È solo stress!”. Sintomi fisici debilitanti, emozioni che si fanno invivibili, disagi relazionali e professionali, calo del tono dell’umore, sono stati liquidati in questo modo.

Il problema non è lo stress

Il problema, nel dire che si tratta di solo stress, non sta nello stress. Il problema è che venga associato a quell’avverbio, solo, che significa solamente. Solamente stress?? Chi ha avuto il vezzo iniziale di associare queste due parole nella stessa frase probabilmente non aveva ben chiaro cosa sia lo stress e cosa possa combinare. Non è solamente stress, è stress. E stress della peggior specie, se ti fa avere sintomi fisici o psicologici. Tant’è che è chiamato distress, lo stress cattivo, al contrario dell’eustress che, in soldoni, sarebbe quello buono. Come per il colesterolo.

Come si scoprì lo stress.

La storia è nota: Selye, durante una ricerca in laboratorio con dei malcapitati topolini, notò che i suoi topolini, a differenza di quelli del suo collega, manifestavano tutta una serie di sintomi fisici e comportamentali di disagio. Qual era la variabile, dato che entrambi stavano lavorando allo stesso esperimento? Ebbene, Selye – un poco pasticcione – faceva cadere i topolini mentre li spostava e maneggiava, provocando loro, di conseguenza, tensioni continuative. Queste tensioni continuative, di tipo fortemente negativo – cadere dall’altezza di un uomo, per un topolino, deve essere spaventoso! – produssero sintomi che, a quel punto, stimolarono i ricercatori a capirne di più.

Come funziona lo stress

Dagli studi emerse che quando un organismo è sottoposto a tensioni e pressioni (stress, in inglese) passa attraverso tre fasi:

Fase 1: Allarme

In questa fase l’organismo registra il disagio e si premura di stare attento e di monitorare ciò che accade. L’organismo percepisce, a livello consapevole o inconsapevole, un fattore di stress cioè un vento che ritiene inaspettato o insolito e lo codifica come difficoltà o possibile pericolo.

Il fattore di stress può essere di natura psicologica (una preoccupazione o una litigata, per esempio), fisica (un incidente, una caduta, un fenomeno ambientale avverso come un terremoto…) o biologica (infezioni, malattie, intossicazioni…).

Fase 2: Resistenza o Adattamento

Questa fase può essere più o meno lunga ed è la fase in cui, persistendo lo stress, l’organismo si adatta alla situazione avversa e resiste. Molte persone restano imprigionate in questa fase. Un segnale per capire se capita anche a te è che fatichi a rilassarti, anche quando sei in un momento di pace e riposo.

Fase 3: Esaurimento

Quando il fattore di stress è superato o quando l’organismo sente di non avere più energie per resistere, si scivola nella terza fase che, fisiologicamente, dovrebbe garantire il recupero. Tuttavia, quando la fase precedente è durata molto e l’organismo non ha energie, questa terza fase può protrarsi molto a lungo.

La componente biochimica

Ogni fase appena descritta è accompagnata da movimenti ormonali che coinvolgono il cosiddetto asse ipotalamo-ipofisi-surrene. In particolare, viene prodotto il cortisolo, l’ormone dello stress, responsabile ad esempio di insonnia, aumento di peso, iperglicemia, stanchezza, alterazioni del tono dell’umore e, in particolare, l’alterazione delle difese e del sistema immunitario.

La componente sociale

No, non è solo stress perché oggi è diventato abituale tenere duro e resistere a ritmi serrati. Inoltre, i messaggi mediatici allarmanti portano le persone a temere scenari catastrofici, a vivere quotidianamente con l’ansia che qualcosa di negativo possa accadere a loro, ai loro cari, all’essere umano. Ne consegue che si sta sviluppando il cosiddetto stress cronico. Noti da te che conseguenze dannose tutto questo può avere sulla salute.

Se ti senti sotto pressione e ti pare di non riuscire a fare le tue cose quotidiane, se hai un sintomo fisico che hai già controllato con il medico e non va via, se l’umore cala, l’ansia aumenta e ti pare che tutto vada a rotoli… bè, il distress è probabilmente entrato nella tua vita.

Prevenzione e recupero

Prevenzione e recupero sono importanti. Entrambi parlano da sé: la prevenzione aiuta a non finire nel trappolone del distress, il recupero aiuta a uscirne quando ci si è già scivolati.

Per la prevenzione, sono buono tutti i modi che tu ritieni utili per ridurre lo stress; sport, hobbies, natura, meditazione… Valuta le tecniche di rilassamento che, una volta acquisite, ti accompagnano per tutta la vita, nel quotidiano e nelle situazioni più cariche. Valuta, anche, un percorso di crescita personale che ti rende più capace di fronte alo stress.

Per il recupero da distress… i tasselli da rimettere a posto sono variegati e, in tal caso, l’aiuto psicologico è a mio avviso indispensabile. Psicologico, perché la reazione al distress ha ripercussioni sulla tua vita, sulla tua salute e sulle tue relazioni e, forse non ci hai mai pensato, legami stretti con la tua storia.

Appena hai letto “ipnosi” hai fatto un’espressione di disappunto? Forse hai visualizzato qualche personaggio tv intento a mostrare braccia che levitano o persone che eseguono istruzioni assurde e poco dignitose. L’ipnosi non è questo, posso rassicurarti!

Cosa si intende per ipnosi clinica

L’ipnosi clinica è un insieme di metodi che sfrutta la naturale tendenza dell’organismo a rilassarsi, concentrarsi in modo focalizzato e portare l’attenzione dal mondo esterno a se stessi (emozioni, sensazioni, pensieri). Ne consegue che non vi è alcuna magia o stranezza, ma vengono usate le capacità umane di auto-indursi un rilassamento profondo.

Ansia e rilassamento

Da tempo è nota l’utilità di conoscere tecniche di rilassamento per prevenire, ridurre, allontanare e vivere i picchi d’ansia. Tra esse, elitario è il Training Autogeno.

Da qualche tempo è nota anche l’utilità della meditazione per prevenire, ridurre, allontanare e vivere i picchi d’ansia. Tra esse, va per la maggiore la mindfulness.

L’ipnosi come alternativa

L’ipnosi si posiziona in questa top three e, forse, al primo posto. Si tratta di un’alternativa validissima ed efficace che porta con sé alcuni vantaggi:

  • Minor filtro cognitivo rispetto al Training Autogeno
  • Minor tempo da dedicare all’apprendimento rispetto alla mindfulness
  • Possibilità di utilizzo “al bisogno”, in modo rapido, fin dalle prime pratiche
  • Nessun protocollo da acquisire

Ansia e ipnosi

L’ipnosi clinica ti mette in contatto con la possibilità di spegnere il pulsante di accensione dei picchi d’ansia. Di conseguenza, ti insegna a distinguere tra l’ansia che può servirti e quella di troppo e ti fa spegnere l’interruttore emotivo quando l’ansia è troppa e poco utile e funzionale.

Dopo aver appreso come fare e quando farlo, potrai rapidamente, in qualsiasi momento, raggiungere il rilassamento ipnotico che ti solleva dall’ansia. Il bello è che puoi raggiungerlo se lo vuoi e quando lo vuoi, con un solo gesto.

E quando l’ansia è somatizzata?

Un’emozione è somatizzata di fatto, sempre. Con questa frase intendo dire che non esiste emozione scevra dalla sua manifestazione fisica, pertanto, quanto provi ansia, il tuo corpo ha sempre e comunque un qualche tipo di reazione e manifestazione fisica.

In alcuni casi, questa reazione si cronicizza o si traduce in un sintomo ripetuto, specifico, caratteristico: per alcuni il mal di stomaco, per altri la cefalea, per altri ancora il colon irritabile o le contratture muscolari.

Chiamiamo somatizzazioni questo tipo di reazioni fisiche, reali, connesse all’emozione. L’ipnosi riesce ad agganciare queste reazioni e a darti il potere di controllarle, modularle, farle sparire.

Si inizia così…

Si inizia con un incontro di rilassamento base che ha la funzione di aiutarci a capire se converrà procedere con il Training Autogeno, proporti un percorso di mindfulness – con un operatore esperto – oppure lavorare con il rilassamento profondo dell’ipnosi.

Faremo qualche esercizio che userà respirazione, rilassamento muscolare e immaginazione e ne uscirai piacevolmente rilassato/a e con più energia. Quindi, comunque sia, sarà un tempo dedicato a te ben usato.

…e si continua così!

Qualora valutassimo di continuare con il metodo di ipnosi clinica, ci vorranno circa altri cinque incontri, più il tuo impegno a casa, quotidiano, di 15 minuti al giorno al massimo. Registrerò dopo ogni incontro una guida vocale dedicata a te e alla tua situazione, la riceverai su whatsapp e la seguirai una volta al giorno, fino all’incontro successivo.

Via via, la guida vocale si farà più sintetica, per darti la possibilità di fare tuo il metodo senza dipendere dalla traccia vocale. Un grosso rischio di alcuni metodi, infatti, è creare una dipendenza dalla voce dell’operatore o dalle sue specifiche parole. Senza, diventeresti incapace di rilassarti: un disastro!

Dalla guida vocale, all’ancoraggio

Alla fine di questo percorso di apprendimento, la mia voce sarà sostituita da un gesto di ancoraggio che ti permetterà di raggiungere il rilassamento profondo ipnotico in autonomia, quando vuoi e solo se lo vuoi, in pochi secondi.

Ipnosi = Tu, alla plancia di comando

Il dettaglio essenziale e importante è che otterrai, finalmente, il controllo e il comando del tuo modo emotivo. Basta reazioni a casaccio, eccessive o imbarazzanti; basta reazioni passive o senso di inadeguatezza; basta percezione di subire le tue emozioni!

L’ipnosi non è la perdita di controllo, non ti mette in balia degli altri, ma è la possibilità di riprendere il controllo di sé. (A. Calderoni)

Informazioni aggiuntive?

Scrivi a ciao@francescafontanellapsicologo.com



La vita porta con sé momenti di tensione che possono influenzare il sonno: come riuscire a dormire bene, nonostante tutto?

Un classicone: le norme igieniche del sonno

Puoi trovarle in diverse versioni online o in tascabili dedicati al sonno e all’insonnia: si chiamano norme igieniche del sonno. Esse consistono in una serie di norme per una buona prassi che faciliti le persone ad addormentarsi e dormire bene. Eccone alcune:

  • Restituisci al letto il suo ruolo e utilizzalo per dormire (o per attività sessuali). Leggere a letto, guardare la tv a letto, mangiare a letto sono attività che puoi lasciare a momenti della tua vita in cui dormirai con facilità. Ora, lascia stare. Usa il letto per dormire.
  • Crea un rituale del sonno, ad esempio un pediluvio, una tisana e poi a letto. Fai in modo che il rituale sia sempre lo stesso e dopo il tuo rituale coricati senza fare altre cose aggiuntive – tipo stendere una lavatrice dimenticata o finire di scrivere quella mail…-
  • A proposito di mail e tecnologia, evita di utilizzare cellulare o pc nell’ora prima di dormire: sono attivanti e riducono la probabilità di addormentarti.
  • L’esercizio fisico è un utile facilitatore del sonno purché venga svolto almeno due ore prima di coricarsi.
  • Scegli un orario regolare al quale andare a letto. La regolarità creerà un ritmo, un’abitudine che ti aiuterà ad addormentarti e dormire bene.

Un aiuto in più per dormire bene

Tutto quanto sopra è molto utile, anche se a volte non basta. Potresti scegliere di usare facilitatori chimici del sonno – farmaci o altri coadiuvanti – dei quali non mi occupo in quanto psicologa e per i quali potrai chiedere informazioni al medico e al farmacista.

Esiste anche una possibilità ulteriore per dormire bene, un aiuto in più: il rilassamento profondo.

Cos’è il rilassamento profondo?

Il corpo è rilassato quando i muscoli sono morbidi e distesi e il respiro è regolare e calmo. Il rilassamento profondo è una pratica di rilassamento che ti guida a raggiungere questo risultato è, di conseguenza, portare il tuo cervello a produrre le cosiddette onde alfa, quelle tipicamente associate agli occhi chiusi, alla respirazione calma e alle visualizzazioni rilassanti.

Durante una pratica di rilassamento profondo, impari a entrare in contatto con la distensione muscolare e con la respirazione che ti porta a scivolare agilmente nel sonno, se lo vorrai.

Puoi decidere tu se vuoi dormire!

Il rilassamento profondo ha una caratteristica molto attraente: quando lo raggiungi, puoi scegliere se sfruttarne il potenziale energetico o dormire.

Questo significa che se vorrai utilizzare il rilassamento profondo durante il giorno, potrai goderne i benefici riprendendo subito dopo le tue attività, se vorrai utilizzarlo appena prima di dormire, potrai lasciarti transitare nel sonno. E se ti svegli durante la notte? Puoi ripetere la procedura e addormentarti di nuovo, con sempre maggiore facilità!

FAQ

Sarò capace di imparare il rilassamento profondo? Sì, sarai capace di impararlo. Come e quando lo userai farà poi la differenza perché ciò che accadrà dipende da cosa farai degli strumenti che acquisisci. In alcuni casi, è necessario associare al percorso di apprendimento del rilassamento profondo, un lavoro di esplorazione dei significati della difficoltà ad addormentarsi.

Ci sono controindicazioni? Il rilassamento profondo è adatto a bambini e adulti. In via prudenziale, lo sconsiglio a chi ha problemi cardiaci.

Quanto tempo ci metto a impararlo? In cinque-sei incontri da 50 minuti ciascuno sarai capace di raggiungere in autonomia un rilassamento profondo. Potresti essere più veloce e, in tal caso, ottimo!

Di solito sono molto rigido/a, sarò in difficoltà a rilassarmi? La procedura guidata prevede un aiuto specifico per chi ha la tendenza a irrigidire la muscolatura. Sarai aiutato/a e accompagnato/a in questo importante apprendimento.

Di solito mi manca il fiato, quando vado a letto. Come farò a imparare la respirazione che serve per il rilassamento profondo? Anche in questo caso, la procedura guidata si fa specifica per la tua difficoltà e potrai raggiungere un respiro calmo e regolare e poi continuare l’apprendimento.

È necessario impararlo con un operatore? Sarò onesta, trovo sia altamente suggerito! L’operatore adatterà la pratica di rilassamento a te e alle tue particolarità e solo in quesì modo potrai godere di un apprendimento specifico ed efficace.

Hai altre domande e curiosità? Vuoi prendere un appuntamento? Vuoi dormire bene?

Scrivimi attraverso il modulo sottostante! Ps Abbi cura di controllare la correttezza dell’indirizzo mail che indichi, di modo che io possa risponderti!



    Flavia ha 42 anni. Soffre di cefalea tensiva di tipo cronico e ogni singolo giorno convive con un dolore ovattato e un senso di pressione alla testa.

    La cefalea tensiva

    La cefalea tensiva è un tipo di cefalea per lo più causato da stress, affaticamento mentale o problemi posturali/masticatori. Si manifesta con un dolore diffuso “a fascia” o “a casco” ed è narrato come un peso, una pressione, più o meno intensi e dolorosi. Si può manifestare sporadicamente e durare fino a un massimo di 15 giorni, oppure cronicizzarsi.

    Le cure tentate da Flavia

    Flavia mi chiede una consulenza perché stanca di assumere farmaci – la cefalea tensiva risponde bene agli antidolorifici e questo fa sì che chi ne soffre ne assuma molti -. Amici e medici le hanno suggerito di provare con la psicologia e lei, scettica ma stremata, ha scelto di seguire il consiglio.

    Oltre ai farmaci, ha provato con la ginnastica posturale, il byte notturno, ha controllato la vista e si concede massaggi a spalle collo – per rilassarsi -. Inoltre, fa ginnastica leggera.

    Come la cefalea influenza la vita di Flavia

    Impegnata a contrastare la cefalea tensiva, Flavia ha iniziato a godersi meno la vita. Rinuncia ad attività e uscite, fatica a concentrarsi nel lavoro, trascorre le giornate in tensione arrivando a sera carica di malumore, rabbia, ansia e tristezza. Anche le sue relazioni familiari iniziano a risentirne e Flavia vuole preservarle perché ama la sua famiglia.

    Flavia ha già provato anche il Training Autogeno, ma…

    Flavia mi racconta di aver provato anche il Training Autogeno, partecipando a un corso di gruppo. Non ne ha tratto beneficio e, ammetto, mi dispiace sentirglielo dire perché ho esperienza della sua utilità in queste situazioni cliniche. Proprio per questo, mi permetto di chiedere a Flavia di raccontare la sua esperienza con il TA e capiamo in fretta, insieme, cosa non ha funzionato: gli esercizi non erano personalizzati e dedicati!

    L’importanza di tecniche dedicate

    Il Training Autogeno segue un protocollo base regolare e predefinito, ma nulla vieta di adattare il metodo di modo da venire incontro alle esigenze singole. Nel caso di Flavia, anziché ripetere l’esperienza standard già fatta con questa tecnica di rilassamento, ragioniamo insieme sulle sue sensazioni fisiche e la percezione che ne ha è di:

    • Rigidità al collo
    • Testa grossa e pesante

    Flavia desidererebbe:

    • Un collo morbido e rilassato
    • Una testa piccola e leggera

    Lavoriamo sulla cefalea con un Training Autogeno dedicato

    Adattiamo il modello standard del Training Autogeno alle specifiche necessità di Flavia e inizia un allenamento dedicato, volto a rilassare il collo e a rendere più leggera la testa. Sin dai primi due incontri, Flavia nota che in questa modalità applicativa il Training Autogeno funziona. Aumenta la motivazione e comincia a prenderci gusto.

    Dopo tre incontri iniziano a crearsi i primi automatismi grazie alla fervida immaginazione di Flavia che riesce a immaginare di poter rimpicciolire la testa con pollice e indice, come si fa su un touchscreen.

    Flavia e la cefalea tensiva, otto incontri dopo…

    Dopo otto incontri, Flavia ha domato e addomesticato la cefalea tensiva. Niente più farmaci, le basta lavorare di Training Autogeno. Continua a godersi i massaggi e la ginnastica dolce e, nei momenti di carico lavorativo e familiare la cefalea preme come il solito, ma lei non vi soccombe. Quasi sempre le bastano cinque minuti – cinque! – per ridurre la pressione “a casco” e sentire il collo morbido e la testa piccola e leggera.

    L’effetto più benefico di tutti

    Oltre al benessere fisico e a tutta una serie di migliorie nella qualità di vita e nelle sue relazioni, Flavia sperimenta l’effetto più benefico di tutti: l’autoefficacia.

    L’autoefficacia è la percezione di se stessi come efficaci nella soluzione, gestione, abilità operativa in un dato ambito. Flavia percepisce la propria autoefficacia nel lenire, ridurre e prendersi cura della sua cefalea. Ha imparato che ha un potere sul proprio benessere e che può contare sulle sue capacità di concentrazione, immaginazione e auto-genesi di rilassamento e pace dal dolore.

    Brava, Flavia!

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