Troppi pensieri? Non tutti i pensieri sono uguali e il modo in cui prendersene cura dipende da tanti fattori. Qui parliamo di quei pensieri a cui resti aggrappata/o ore o giorni per una frase detta male, un dubbio su qualcosa che hai fatto o l’espressione sul volto di una persona cara che non sai decifrare.
Category: Momenti di Scrittura espressiva
Su Facebook, in questo periodo dell’anno, sono frequenti i “diario di viaggio”. Per lo più, sono intesi come report più o meno dettagliati di esperienze di viaggio di piacere o di lavoro. Alcuni scelgono il puro supporto tecnologico, altri mostrano meravigliose grafiche cartacee fatte con penne multicolori, acquerelli e piccole fotografie scattate sul momento. Sovente, qualcuno ricorda la metafora del viaggio applicata alla vita e, tutte le volte, io penso al diario di viaggio delle persone che seguono un percorso psicologico con me.
Psico-diario di viaggio
Sono solita prendere appunti, durante i colloqui. Alla fine di ogni incontro, se lo desideri, come sai ti invio gli appunti, per avere uno spazio narrativo condiviso. Questi appunti sono un diario, scritto da me, sulla base del tuo racconto. Un lavoro a più mani, insomma!
So che anche tu stai usando il piccolo quaderno color “shabby menta” che ti ho regalato al primo incontro per appuntare riflessioni, creando un diario parallelo del viaggio che stiamo facendo insieme. Forse non te lo ho mai detto direttamente, ma questi duplici scritti sono, per me, uno psico-diaro del tuo viaggio.
Ogni diario insegna a te, a me e a coloro con i quali lo condividerai, qualcosa di importante sulla vita. Come, in fondo, hanno fatto negli anni tutti i diari di viaggio. Vorrei farti qualche esempio…
I diari di viaggio nella storia
Verne e Scott
Ci sono un’infinità di racconti di viaggi! Ogni nuovo diario di viaggio si innesta in una prestigiosa tradizione! Ogni diario di viaggio va oltre la narrazione del viaggio e si colloca su più piani, ci cui uno puramente esistenziale. Che ne pensi, ad esempio, del diario di uno dei viaggi più conosciuti? Il giro del mondo in 80 giorni di Verne? Oppure de Il viaggio peggiore del mondo tratto dai diari di Scott durante la sua spedizione al Polo Sud? Questi viaggi sono imprese e raccontano di sfide con se stessi, successi e fallimenti.
Che Guevara e Jovanotti
Poi, ricordi? Ernesto Che Guevara ha agli annali un documento di viaggio in motocicletta intitolato Latinoamericana. Per me, quarantenne, questo viaggio sgangherato ne ricorda un altro, più moderno, meno appariscente e meno noto: il viaggio in bicicletta di Lorenzo Cherubini, narrato in un libro che lessi anni fa e di cui adesso non saprei rintracciare il titolo. Lorenzo un paio di anni fa ha scritto un altro libro che racconta il suo viaggio di vita… si intitola proprio Diario di viaggio – una metafora che ama, a quanto pare -. In questi diari, si impara che il viaggio può essere fatto anche se non tutto è perfettamente organizzato e il mezzo ti può lasciare a piedi.
Stevenson e Edwards
Penso anche a Robert Louis Stevenson. In gioventù attraversò la selvaggia regione francese di Cérvennes a piedi, con un asino. Ne trasse il diario di viaggio intitolato: Viaggio nelle Cérvennes in compagnia di un asino. Ah, e poi, particolarmente affascinante per lo stampo più che vintage e al tempo stesso il piglio attuale del racconto è il resoconto di viaggio di Amelia Edwards: Cime inviolate e valli sconosciute. Vagabondaggi di mezza estate nelle Dolomiti -1872. Entrambi pronti a viaggiare in compagnia di animali (asino e cavalli) e a stretto contatto con la natura, i due insegnano a guardare la vita con ammirazione e stare nell’esperienza presente.
Il tuo diario di viaggio
E così, pensando a questi storici diari di viaggio, penso al tuo. Forse usi quaderni, fogli sparsi e inserti per midori sparpagliati in diversi cassetti o, magari, tieni tutto archiviato in Cloud. Una parola circolettata sull’agenda, un appunto a lato su un libro, foto con le didascalie. Sai da tempo che la tua vita è un viaggio, con sentieri più o meno impervi, momenti di solitudine e di compagnia, emozioni fredde e troppa calura.
Se ti trovi in un periodo faticoso del tuo viaggio, hai scoperto che scrivere ti aiuta a notare la struttura della difficoltà e a smontarla; ti fa “buttare fuori” ciò che provi, pensi e fai. Ti fa fare esperienza del fatto che tu non sei la difficoltà che stai descrivendo.
Questa cosa è spiegata proprio bene dalla Terapia Narrativa,
Ogni difficoltà è esterna a te. Tu ne fai esperienza e ne sei un attore o un’attrice che può cambiare ruolo e copione.
E quando, poi, non ti va di scrivere…
Il trucchetto alternativo
Scrivere qualche volta ti scoccia e succede che tu non abbia proprio voglia di metterti lì a buttare giù con carta e penna o con il pc un diario del viaggio quotidiano. In quei casi, usi il mitico trucchetto! 🙂
Usi le note vocali e registri un audio oppure, più spesso, usi le suddette note vocali per dettare al tuo smartphone o tablet ciò che vuoi scrivere. Scriverà lui per te. Questo metodo è molto utile quando il tono dell’umore è fiacco o hai fretta; è comodo se ti senti affaticato/a o se, semplicemente, non ti va di usare la scrittura. Sebbene la scrittura a mano sia il sistema da prediligere, con questo metodo godi comunque della narrazione dei fatti e di una traccia della tua narrazione.
Perché è utile la narrazione dei fatti?
Quante volte hai incontrato questa riflessione nei nostri colloqui! La narrazione dei fatti è utile e ormai lo dai per assodato. Attraverso il linguaggio, l’essere umano riesce a costruire versioni della realtà. Le esperienze dopo i 4 anni circa hanno una forte componente narrativa, legata al fatto che da quell’età il linguaggio comincia ad essere un modo per interpretare, comprendere, conoscere le tue esperienze e inserirle in cornici di significati simili.
I bambini da piccini si danno delle istruzioni mentre svolgono compiti complessi, come se la narrazione della procedura aiutasse a eseguirla. Da secoli l’essere umano passa attraverso i racconti per tramandare esperienze, fare tesoro del passato, inventare il futuro.
Quando racconti qualcosa, il tuo cervello lavora per costruire sequenze, comprendere connessioni, incongruenze causalità e dare significati. La sola narrazione, può farti fare passi avanti da gigante rispetto alla comprensione e elaborazione della situazione di difficoltà che stai vivendo. E se non basta, nel percorso psicologico, ti trovi con una marcia in più!
Come si scrive uno psico-diario di viaggio
- Il primo step è scegliere il supporto prediletto: vuoi scrivere da pc, tablet, smartphone? Vuoi usare un quaderno, un blocco? In base alla scelta ti serviranno oppure no penne e pennarelli, colla e forbici.
- Usa parole singole e pensieri più articolati, se vuoi aggiungi immagini, citazioni e ritagli di giornale. Scegli una grafica ricca di dettagli o minimal, nel tuo stile. Fai in modo che le tue scelte costruiscano una narrazione, sii onesto/a e raccontati davvero.
- Scrivi quando ne hai bisogno, porta con te il necessario per scrivere. Qualche volta, nei momenti difficili, è importante poter scrivere subito, senza rimandare.
- La forma non è importante. Fregatene degli errori e scrivi.
- Se un pensiero è ricorrente, scrivine senza staccare la penna dal foglio, cioè assecondando il flusso continuo del pensiero e lascialo scorrere.
- Se hai vissuto una situazione che continua a tornarti in mente e ti turba, scrivi tutti i giorni, per una settimana, il racconto del fatto accaduto.
- Ricorda di usare la scrittura come diario di viaggio e non come auto-terapia. Anche se è molto utile, non può essere un sostituto di un percorso psicologico.
Vuoi imparare a usare la scrittura oppure hai uno scritto di cui vorresti parlare?
Scrivimi a ciao@francescafontanellapsicologo.com
Se stai organizzando un viaggio, ti suggerisco il supporto di Rolling Pandas, agenzia di viaggi online che qualche settimana fa mi ha regalato l’onore di un’intervista.
Irene Ferri Photography
Qualche giorno fa ho pubblicato le novità per Un Autunno Creativo. Si tratta di un per-corso, per il rilassamento e per favorire cambiamenti positivi, che utilizza la psicologia, la pratica narrativa, lo storytelling e alcuni strumenti del mondo dell’arte: il disegno di mandala, la scrittura e la musica.
Vorrei dedicare, oggi, un po’ di spazio a raccontarvi dell’utilizzo della scrittura in un percorso psicologico.
A cosa serve la scrittura?
- Scrivere offre la possibilità di esplicitare, buttare fuori, pensieri, sensazioni ed emozioni che si potrebbe faticare ad esprimere oralmente;
- Scrivere permette di dare una struttura e una forma ai pensieri, alle emozioni e alle sensazioni;
- Scrivere implica un ruolo attivo della persona nell’esplorazione delle proprie questioni di vita;
- Scrivere è d’aiuto a seguito di un trauma;
- Scrivere facilita la costruzione di soluzioni.
Scrivere è per tutti?
Mi capita spesso, nel mio lavoro, che le persone dubitino della loro capacità di scrittura. Ora, va detto che non tutti si trovano bene con questo strumento e che sta al cliente scegliere la modalità di esplorazione di sé e di creazione di benessere che più gli si addice; tuttavia… altrettanto spesso, queste stesse persone scoprono in sé abilità di scrittura insospettate.
Come scrivere?
Il ‘come‘ scrivere è poco importante. C’è chi scrive su carta, chi su pc; c’è chi scrive con la matita, con il pennarello, con la stilografica, con un chiodo su una tavoletta di legno. Qualcuno scrive sulla sabbia e poi fa una fotografia.
Cosa scrivere?
Alcuni scrivono poesie, altri romanzi; alcuni scrivono barzellette, altri sceneggiature per serie tv; alcuni scrivono una canzone, altri uno slogan, altri, ancora, il loro nome.
Si può descrivere una situazione che sta creando difficoltà. Ad esempio cominciando con una descrizione dei fatti per poi arricchire la narrazione di pensieri, emozioni e sensazioni ad essi correlati.
Oppure si può usare la scrittura per dire Grazie, Scusa, Ti voglio bene, Mi manchi. Qualcuno utilizza la scrittura per concedersi di provare emozioni che, in pubblico, non riesce a mostrare.
Scrivere è un lavoro duro?
La vignetta all’inizio dell’articolo suggerisce che scrivere è un lavoro duro.
Bè… ci sono 2 aspetti che lo rendono ‘duro’:
- Lo sforzo: l’atto di scrivere può richiedere impegno fisico e psicologico;
- L’apertura verso se stessi: essa implica l’entrare in contatto con aspetti di sé e della propria vita che si può non essere soliti esplorare.
… buttati ché è morbido!
Il supporto psicologico durante i primi esercizi di scrittura fa da cuscinetto a eventuali contraccolpi causati dalla scrittura, a conseguenze legate all’incontro con la propria sofferenza e i propri turbamenti.
Se hai già cominciato a scrivere e hai notato effetti di confusione oppure se non hai ancora cominciato e ti piacerebbe provare con la guida di chi conosce gli aspetti benefici di quest’arte, puoi contattare uno psicologo.
Potrebbe essere l’occasione per scrivere una nuova storia nella tua vita.
Dott.ssa Francesca Fontanella
Scrittura espressiva a braccetto con la psicologia? Certo che sì! 🙂
Scrivere, appuntare, annotare è un ausilio che l’essere umano usa in diversi contesti: scolastici, lavorativi, impegni personali, agenda con i numeri di telefono…
Scrivere consente anche di “mettere fuori” un contenuto di pensiero o emotivo. Una volta messo fuori, il contenuto libera la persona del suo carico e le consente di osservarlo nel suo aspetto concreto. La scrittura si fa scrittura espressiva.
La concretezza è utile in particolare nel caso in cui il pensiero o l’emozione siano percepiti come negativi e si desideri trovare una soluzione ad un problema.
Se il problema diventa concreto…allora anche la soluzione appare più accessibile e concreta.
Come scrivere?
In piena libertà rispetto alla scelta dello stile e dei materiali. Si può scrivere con il gesso su una lavagnetta, su un foglio di carta con penne, pennarelli o matite, su un fazzoletto, sulla superfice polverosa di un mobile o di un’auto, sulla sabbia, su una torta, sulla pelle, sulla stoffa… Si può scrivere con le dita, con strumenti di scrittura, creando le lettere con ritagli di carta e stoffa o con piccoli oggetti…
Anche rispetto allo stile, la regola è la libertà di scrivere come la persona ritiene utile e importante per sé.
Si può scrivere senza punteggiatura, magari anchesenzastaccareleparoletraloro, si può scrivere un racconto, un resoconto, in prosa, in poesia…Si può scrivere più pagine o una sola parola o lettera…La grafica può essere essenziale o elaborata.
In questo articolo vorrei parlarvi degli Haiku.
Si tratta di piccoli componimenti poetici di origine giapponese. Per scriverli vanno seguite due regole:
- Usare un linguaggio sensoriale: fare riferimento a ciò che si percepisce attraverso i sensi, descrivendo pensieri, emozioni e esperienze con immagini, odori, suoni, sapori, sensazioni tattili…
- Seguire lo schema 5-7-5: lo schema fa riferimento al numero di sillabe.
Originariamente un Haiku è composto da 3 versi: un verso di 5 more, uno di 7 more, uno di 5 more. La mora è un’unità di misura fonologica che, ad oggi, è spesso sovrapposta alla sillaba. Pertanto, possiamo dire che un Haiku è composto da 3 versi il cui primo e l’ultimo sono costituiti da 5 sillabe e il centrale da 7 sillabe.
Per saperne di più sulla scrittura degli haiku e leggerne qualche esempio, potete consultare wikihow.
La scrittura espressiva di un haiku, da un punto di vista arte-terapeutico, offre la possibilità di:
- Portare l’attenzione sulle proprie percezioni sensoriali
- Creare una collaborazione tra i due emisferi cerebrali
- Generare uno spazio di rilassamento e di riduzione del picco emotivo
Se vi va, provateci!
Dott.ssa Francesca Fontanella