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Carezze: ne fai e ricevi abbastanza?

Forse non sai che quando questa mattina hai sorriso alla persona che hai incrociato sulla porta e ringraziando un automobilista che ti ha lasciato passare, stavi loro facendo delle carezze. E forse ora puoi immaginare che il sorriso che quando ti ha tenuto la porta, quella persona, stava facendo a te una carezza.

In questo articolo ti racconto di alcuni tipi di carezza che conosci e usi già, pur senza sapere, probabilmente, che stai facendo delle carezze.

Carezze e bisogno di contatto

Nel 1945, René Spitz condusse uno studio osservativo con alcuni bambini in orfanotrofio. Sebbene i bimbi fossero nutriti, puliti e tenuti al caldo, risultarono sviluppare problemi fisici ed emotivi più spesso di bimbi allevati da persone che si prendevano direttamente cura di loro (madre, padre o altre figure di riferimento). Spitz ne dedusse che vi era un bisogno ulteriore rispetto a quelli che erano già soddisfatti dal personale dell’orfanotrofio e ritenne che ai piccoli mancasse stimolazione, in particolare fisica. Descrisse, quindi, il bisogno di contatto.

Carezze e riconoscimento

Attraverso il contatto fisico, un sorriso, un complimento, uno scambio di sguardi o di parole si ha la prova di esistere, ossia, si è riconosciuti come persone. Questo tipo di riconoscimento è definito carezza positiva. Purtroppo, anche insulti, botte o commenti sprezzanti hanno l’effetto di confermare l’esistenza di chi li riceve, sebbene in modo svalutante. Questo tipo di riconoscimento negativo è detto carezza negativa

Potresti pensare che le persone cerchino sempre quelle positive, in realtà l’essere umano, in particolare nell’infanzia, opera secondo una legge che dice: 

Qualsiasi tipo di carezza è meglio che nessuna carezza.

Questo spiega il comportamento di alcuni bambini e ragazzi che, se non sembrano esserci abbastanza carezze positive, per essere visti e riconosciuti dagli adulti assumono comportamenti che ricevono punizioni, rimproveri, percosse o altre forme di violenza. Lo stesso principio permette una lettura di relazioni di coppia in cui uno dei membri è vittima di violenza o l’accettazione di maltrattamenti in ambito lavorativo.

Ci sono quelle false e di plastica

Alcune carezze appaiono positive inizialmente e, infine, si rivelano negative. Sono quelle false. Si tratta, ad esempio, di frasi che lanciano frecciatine, come: “Vedo che hai capito, più o meno!”, “Ci sei arrivato, finalmente!”.

In modo dissimile, ma parimenti sgradevole, agisce la carezza di plastica: complimenti, adulazioni, apprezzamenti che arrivano insincere.

Darne e riceverne 

Alcuni sono piuttosto generosi nel dare carezze, altri più riservati. Questo aspetto può anche essere culturale e capita che persone italiane che si trasferiscono all’estero in paesi più avari di carezze positive, vivano la nuova cultura con difficoltà e senso di solitudine.

Alcune persone faticano a ricevere le carezze, svalutandole o filtrandole in base a quelle che pensiamo di meritare. Ad esempio, una persona che ha maturato la convinzione di non essere piacente, potrebbe ritrarsi di fronte a un complimento rispetto al suo aspetto. Altre volte, il complimento viene accolto e svalutato:”Che bei capelli!”>>”Mah, sì, sono da lavare!”.

Nota che in questo modo si svaluta se stessi, il complimento e la persona che lo ha fatto!

Il profilo delle carezze

Jim McKenna ha elaborato un diagramma che chiama “Il profilo delle carezze“. Puoi compilarne uno in questo modo. 

Osserva la tabella: è composta da 5 colonne, di cui l’ultima è una mia aggiunta sul modello originale. Le colonne indicano: dare carezze, ricevere c., chiedere c., rifiutarsi di dare c., rifiutare di ricevere c. Noterai, anche, che la tabella presenta una suddivisione in due sezioni: carezze positive e  negative.

Infine, sulla parte di sinistra, è indicata la frequenza di carezze positive e negative. La colonna chiedere e rifiutare può indurre in confusione: perché mai chiederne di negative o non rifiutarle? Per orientarti, ricorda il principio per cui, in alcune situazioni, è meglio una carezze negativa che nessuna carezza.

Ecco un esempio di profilo delle carezze. Questa ipotetica persona  dà spesso carezze positive, mentre raramente ne dà di negative; è disponibile a ricevere più carezze negative che positive; rifiuta di riceverne (sia di negative sia di positive ) e capita molto spesso che si rifiuti di dare carezze positive. Infine, pare non sappia chiederne.

Attraverso questo profilo, in un percorso condiviso con lo psicologo, puoi dare un significato e un perché all’andamento del tuo profilo e, se vorrai, fare dei cambiamenti e, di conseguenza, migliorare le tue relazioni (anche con te stesso/a).

Vuoi fare un profilo delle carezze e analizzarlo insieme a me?

Puoi scrivermi a ciao@francescafontanellapsicologo.com

Spitz, R., (1945).  Hospitalism: genesis of psychiatric conditions in early childhood. Psychoanalytic studies of the child, 1,53-74. 

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