Il Paradigma della Cipolla
La Cipolla ha un ruolo importante nella Società. 🙂
Sa essere indicazione pratica di abbigliamento, alibi, metafora geologica:
- “Vestiti a Cipolla!“
- “Non sto piangendo, è la Cipolla!“
- “Immaginate l’interno della Terra come l’interno della Cipolla!“
Sa essere un alimento importante:
A chi ne’ campi sul lavoro stenta, son manna le cipolle e la polenta. (C. Poggiali)
E’ stata usata come metafora della concessione della propria sessualità:
La castità per una donna è fatta, come una cipolla, di involucri sovrapposti. (N.Hawthorne)
Pure la psicologia, anni addietro, ha preso in prestito la Cipolla per il suo Paradigma della Cipolla.
Secondo questo Paradigma, il lavoro psicologico deve andare al nucleo della Cipolla, allo spazio più interno dove si presume si collochino le pietre basilari del Sè, ciò che costituisce la propria essenza.
Questa metafora, apparentemente adatta ed efficace, ha un potentissimo effetto collaterale.
Andiamo per gradini.
Immaginiamo che il Paradigma della Cipolla dica il vero e che la reale identità della persona sia ai livelli più profondi (più interni) della sua struttura.
La persona che viva un momento di disagio, assocerebbe il disagio e il problema alle sue caratteristiche di personalità, alla sua storia personale, all’educazione ricevuta… Il suo problema, legato alla sua identità, si troverebbe localizzato negli strati più profondi.
Insomma, il problema sarebbe INTERNALIZZATO. (Questa cosa suona più o meno come: “Sono problematico, ho un problema che ha radici profonde”.)
Nulla di male, se non fosse che, in questo modo, la persona si identifica con il problema, si sente il problema, è intrappolata nel problema.
Urge un cambio di prospettiva!
Diventa impellente lavorare per l’Esternalizzazione del problema.
“La persona non è il problema, il problema è il problema.” (D. Epston)
Cosa vuol dire questa frase?
Con questa frase si intende offrire un punto di vista sottosopra, ossia rovesciare la convinzione per cui, chi si rivolge allo psicologo, abbia una parte di sé problematica e che non funziona bene – il nucleo della Cipolla in cui c’è “qualcosa che non va”-.
I problemi e la persona non sono la stessa cosa. L’Esternalizzazione del problema consente di osservare un fatto: il problema entra in relazione con se stessi, influenza la propria vita, ma, in definitiva, non è affatto parte di sé.
L’Esternalizzazione fa da punto di partenza per individuare le caratteristiche del problema e osservare i modi in cui influenza la propria vita; consente di notare i momenti in cui è più forte e quando, invece, non si manifesta; offre uno spazio creativo per sviluppare strategie personali per affrontare il problema e invita a metterle in atto concretamente.
L’Esternalizzazione, nata negli anni Ottanta (del 1900) con Michael White è alla base della Pratica Narrativa.
Per concludere questo articolo, vi propongo un esperimento.
Osservate il modo di parlare vostro o di altri, nel quotidiano.
Vi capita di usare, o sentire, frasi che somiglino a queste?
- “Sono Ansioso/Depresso/Stressato“
- “Non sono capace“
- “E’ un ragazzo pigro“
- “E’ una bambina paurosa/timida“
- “Sono una cattiva madre“
- “Sei sempre arrabbiato/Nervoso“
- “Non mi ama più“
Allora stai usando l’INTERNALIZZAZIONE!
Per imparare l’Esternalizzazione ci vuole un pò di allenamento ed una buona guida.
Anche l’Esternalizzazione, è uno strumento Semplice, ma non Facile. 😉
Dott.ssa Francesca Fontanella
fontanella.francesca@gmail.com