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Come riuscire a dire la tua

Trovi difficile dire la tua? Una fetta di questa difficoltà dipende dalla tua storia personale e richiede un aiuto e soluzioni specifiche e parimenti personali. Un’altra fetta di responsabilità dipende da un fenomeno di tipo sociale, teorizzato molto bene da Asch.

Accondiscendenza e difficoltà a dire la tua

Come anticipato nella premessa, una parte della difficoltà a dire la tua dipende dalla tua storia e dalle tue esperienze di vita. Alcune persone hanno imparato ad accontentare gli altri, accondiscendendo. Questa abitudine, nel lungo termine, porta a non riuscire a trovare l’energia necessaria per farsi valere e dire ciò che si pensa. Nel casi più solidi può capitare che la persona non sappia cosa pensa e cosa sente, ormai da tempo abituata a sentire e pensare ciò che sentono e pensano gli altri.

Influenza sociale e difficoltà a dire la tua

Anche la società può influenzare, con i suoi principi e le sue credenze e le regole che normano le relazioni. Sebbene possa essere un fenomeno utile in alcune situazioni, l’influenza sociale può diventare un trappolone quando si tratta di dire la tua, dissentire, proporre un punto di vista alternativo.

Potresti aver imparato che non solo è difficile offrire un’altra prospettiva a causa delle tue stesse riserve rispetto al tuo punto di vista, ma che gli altri potrebbero ignorarlo o attaccarlo. Se hai vissuto più volte questa esperienza, potresti averne indotto che è meglio non dire la tua.

Conformità alla maggioranza

Immagina di trovarti in una situazione in cui sei assolutamente sicuro/a che la tua opinione è corretta, ma il gruppo (professionale, familiare, sociale…) in cui ti trovi la pensa diversamente: cosa succede?

Se ritieni che la maggioranza è una fonte attendibile di informazioni, potresti cambiare la tua opinione, conformandoti a quella degli altri. Stai pensando che, invece, non cederesti? Asch, psicologo sociale, ti avrebbe risposto:

“Attenzione a non sottostimare le pressioni situazionali!”

Gli studi di Asch

Nella sua procedura tipica, Asch mostrava a un gruppo di persone un pannello con tre linee verticali di diversa lunghezza e chiedeva al gruppo di valutare quale linea ( tra A, B, e C) avesse la stessa lunghezza di una linea di riferimento, disegnata su un altro pannello (il primo nell’immagine).

A ogni studio, il gruppo era composto da 7-9 persone di cui solo una era un partecipante ignaro (che chiameremo Jonathan) mentre gli altri erano tutti d’accordo con gli sperimentatori.

Ogni persona diceva a turno la sua e l’ignaro Jonathan rispondeva per penultimo. Ebbene, nonostante la risposta corretta fosse evidente, in alcune prove i complici fornivano la stessa risposta sbagliata e… sorpresa! Pure Jonathan! Il 75% dei vari Jonathan si conformava almeno una volta!

La situazione estrema di questi esperimenti

In questi esperimenti, la componente estrema era data dal fatto che il disaccordo avvenisse su stimoli fisici, apparentemente facili da valutare. Nel quotidiano le persone sono abituate a opinioni discordanti su fenomeni complessi, mentre nelle situazioni di Asch la risposta corretta pareva ai vari Jonathan talmente ovvia da lasciarli sconcertati nel sentire risposte diverse!

I Jonathan si spingevano in avanti, si strofinavano gli occhi, facevano risatine tese parlando di presunte illusioni ottiche… Cercavano, insomma, di dare un senso a ciò che stava capitando. In una situazione di questo tipo, dissentire è difficilissimo! Tanto a Jonathan pareva assurda la risposta degli altri, tanto credeva sarebbe parsa assurda la sua!

Timore del giudizio e difficoltà a dire la tua

In pratica, Jonathan aveva paura del giudizio! Non voleva apparire incompetente, “fuori”; se dissentiva una volta non voleva dissentire una seconda volta. Temeva di essere giudicato, di sembrare una persona che sfida il gruppo; dubitava anche, tra sé, delle sue capacità percettive.

Puoi notare che l’esperimento di Asch sottolinea un fenomeno che alcuni sperimentano ogni giorno: il timore di dire ciò che si pensa e si prova per timore del giudizio, di sfidare il gruppo e l’appartenenza – l’accettazione – del gruppo e di avere qualcosa di sbagliato se la si pensa in modo diverso dagli altri.

Ridurre la conformità sociale e dire la tua

Un dettaglio importante per ridurre il fenomeno di conformità e influenza sociale è dato dalla decostruzione dell’unanimità. Se il gruppo ha opinione unanime è molto più difficile mantenere la tua opinione. Tuttavia, nelle faccende di vita, puoi osservare che anche in apparenti situazioni di unanimità, ogni persona diverge per qualche aspetto del suo pensare e del suo sentire. Allenare la sensibilità a notare le sfumature di pensiero e di sentire degli altri può offrire una percezione di “unanimità meno unanime” e permetterti di dire la tua.

Ridurre il timore del giudizio e dire la tua

Puoi fare anche di più! Puoi entrare in contatto con la paura del giudizio, le sue origini e i suoi scopi e, piano piano, ridurre la tendenza ad accontentare l’altro, accondiscendere, compiacere. Puoi, anche, coltivare l’abitudine a scegliere piccole cose per primo/a, senza attendere la scelta degli altri. Puoi esplorare i tuoi gusti e iniziare a comunicarli.

Tutto questo può essere molto complesso all’inizio, in misura direttamente proporzionale al numero di anni che stai vivendo adattandoti. Se hai iniziato ad adattarti da piccino/a, il meccanismo da destrutturare può essere grande e solido, ma la buona notizia è che, comunque, è destrutturabile. Insomma, riuscirai a dire la tua!

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