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La mia passione per le interviste questa volta mi porta a presentarti la conversazione che ho fatto con una collega che si occupa di comportamento alimentare. Io e la Dott.ssa Giulia Burigo abbiamo alcune cose in comune: siamo entrambe psicologi, siamo entrambe originarie di Belluno e stiamo condividendo una arricchente formazione professionale, di specializzazione.

Abbiamo, anche, diversi aspetti che ci rendono diverse! Lei è molto più giovane – va così! – io ho un aspetto nordico, lei decisamente no e, soprattutto, ci dedichiamo ad aree diverse della psicologia. Sai già di cosa mi occupo e qui mi dedico a Giulia e alla sua preparazione in ambito di psicologia nutrizionale e comportamento alimentare.

Inizia l’intervista!

Fotografia: Dott.ssa Giulia Burigo. Immagine protetta da Copyright

Ciao Giulia, mi fa molto piacere farti questa intervista che corona le nostre conversazioni degli ultimi mesi. So che chi mi legge è abituato ad andare al sodo e quindi entro già, con la prima domanda, nel vivo dell’intervista!

Qual è il ruolo dell’alimentazione nella vita di una persona?

Alimentarsi significa, in primis, apportare nutrimento al proprio corpo e in questo senso il cibo assume un ruolo centrale: nutrendoci, siamo in grado di ricostruire lo stock di energie che il nostro corpo consuma per garantirci la sopravvivenza. Il comportamento alimentare, tuttavia, non è guidato esclusivamente dagli stimoli di fame e sete, ma è anche determinato da meccanismi in buona parte inconsci, che sono influenzati dai nostri sentimenti e dalle nostre emozioni. Inoltre, in modo – per così dire – simmetrico, l’alimentazione influisce sul nostro equilibrio emotivo e, di conseguenza, anche sull’interazione con gli altri.

Da dove nasce il tuo interesse per questo settore?

L’ultimo anno di università, per circostanze del tutto casuali, mi sono trovata ad effettuare una ricerca volta a indagare le componenti cognitive e affettive implicate nei disturbi alimentari. Sono rimasta affascinata da
questo mondo, così attuale ma così poco esplorato. Per saperne di più, ho letto molto, studiato e approfondito in autonomia e ho partecipato ad alcune formazioni specifiche e dedicate al comportamento alimentare e alla sana alimentazione. Che dire? È stato amore. Così, una volta laureata, ho deciso di trasferirmi a San Vito al Tagliamento (PN), per effettuare il tirocinio professionalizzante per l’abilitazione alla professione di psicologo nel Centro Disturbi Alimentari. Ne avevo sentito parlare in positivo e la mia esperienza conferma le voci di allora.

E poi, Giulia, com’è andata? Come si è evoluta la passione?

Una volta tornata a Belluno, sebbene il mio interesse si sia ampliato anche verso altri ambiti della psicologia, ho continuato a dedicarmi a questo settore. Seguo diversi progetti. Ad esempio, presso l’ospedale di Belluno, è attivo il progetto di “pasto assistito“, sostenuto da alcune associazioni presenti sul territorio. Un altro interessante progetto è seguito in collaborazione con l’ADAO Friuli Onlus (associazione che fornisce supporto a coloro che si trovano a vivere la dolorosa esperienza di un
Disturbo Alimentare): abbiamo raggiunto l’ importante traguardo di fare prevenzione all’interno delle scuole.

Complimenti! Credo sia di importanza essenziale aiutare i piccoli a capire il significato di una sana alimentazione. In cosa consistono gli interventi di prevenzione nelle scuole?

Si tratta di una serie di incontri, sia con i ragazzi che con i genitori, per far conoscere i fattori di rischio di Disturbi Alimentari ed Obesità utilizzando un approccio innovativo, interattivo ed esperienziale. I ragazzi, durante il percorso, acquisiscono strategie per modificare atteggiamenti e comportamenti disfunzionali nei confronti di cibo e rispetto alla propria forma corporea; hanno imparato ad alimentarsi in modo equilibrato, a vedersi più positivamente e a leggere in modo critico i messaggi che la società quotidianamente invia sugli ideali di bellezza e magrezza.

Nodo dolente, questo… Quanto pensi possa contare il tema della bellezza rispetto al comportamento alimentare?

Quello che viene proposto come ideale di bellezza (e di magrezza) può avere un forte impatto sull’autostima. Social media e pubblicità spesso ci propongono volutamente modelli irrealistici, facendo di
questa contraddizione lo strumento capace di instillare il tarlo del “vorrei tanto essere così”. Da qui a “vorrei tanto essere magra/o così”, il passo è breve! Gli strumenti di divulgazione commerciale puntano a far
acquistare
la pillola dimagrante dai poteri straordinari o la crema in grado di snellire in una notte. Fanno leva sul senso di inadeguatezza e sulla possibilità di soluzioni veloci e facili, rubando alle persone il diritto di sentirsi responsabili del loro corpo.

La strategia di marketing è efficace e per contrastarla,

è importante dare modo alle persone di imparare,

fin da giovanissime, a non caderne vittima.

Come influisce l’alimentazione su questi aspetti?

Una persona fragile o giovane, che stia ancora lavorando sulla fiducia in se stessa, una volta esposta a queste “manipolazioni”, può basare il proprio valore sull’aspetto e su un numero sul display della bilancia che, paradossalmente, offre così alla persona, attraverso il suo corpo, un peso. Il cibo, come è noto, può assumere significati diversi: può essere un amico, un passatempo, uno sfogo, un senso di colpa, una paura. Gli si dà un potere che va oltre la funzione di nutrimento e di fonte energetica. Nei nostri incontri di prevenzione riflettiamo con i ragazzi anche su questi aspetti.

Rispetto ai messaggi mediatici, che bombardano giovani e non, come ci si protegge?

Risponderò in un modo che, a una prima lettura, potrà sembrare una ripetizione di contenuti noti. In effetti, lo è. Perché quello che sto per dire è semplice e ovvio tanto quanto difficile da agire e raro e inusuale. Ebbene, in una società che bombarda di immagini che spingono verso l’omologazione, ne esci libero/a imparando a guardarti dentro, a ricercare ciò che ti rende unico. Si lavora per accogliere la propria unica diversità, coltivandola, riconoscendo che non è inferiorità e facendola il proprio punto di forza. Fai un passo in più, chiedendoti cosa ti rende, davvero, felice. La risposta non sarà un numero.

Mi fai venire in mente una vecchia canzone di Peggy Lee… diceva ” È tutto qui”. A volte le soluzioni sono così semplici che sfuggono fino a quando qualcuno ce le fa notare. Fate un lavoro importantissimo, Giulia!

Sì, e ne sono molto soddisfatta. Stiamo lavorando bene, con ottimi risultati. Questo ci permette anche di descrivere ai ragazzi l’utilità di un percorso psicologico rispetto al comportamento alimentare e a capire quando è importante chiedere un aiuto.

Quando trovi utile in questo settore un accompagnamento psicologico?

Un percorso psicologico è consigliato quando ci si sente a disagio nel e con il proprio corpo. Questo è uno spazio preventivo importante che può salvare la vita. Naturalmente, il sostegno si fa necessario quando il pensiero e le emozioni che ruotano intorno al cibo e all’aspetto fisico diventano invadenti e costante. Insomma, quando si arriva a dimenticarsi della vita per pensare a cibo e corpo.

Quale metodo di lavoro utilizzi? Quali sono i suoi punti di forza?

Solitamente, con le persone che scelgono di intraprendere un percorso con me, prediligo un approccio integrato e flessibile. Tuttavia, nel caso di Disturbi e Disordini Alimentari, adotto il modello Cognitivo Comportamentale. In particolare, seguo le linee guida della Terapia Cognitivo Comportamentale Enhanced proposta da Fairburn, che, negli studi di valutazione, mostra alti tassi di remissione dei sintomi e risultati mantenuti nel tempo. In ogni caso, ogni percorso è differente: il programma viene stabilito insieme alla persona e personalizzato in base ai suoi bisogni e alle sue aspettative, oltre che costantemente revisionato.

Quando mi hai dato il tuo biglietto da visita, ho notato immediatamente lo slogan, semplice e diretto: “Love yourself”. Cosa ti ha fatto scegliere proprio queste parole per raccontare la tua attività?

Amarsi è una cosa meravigliosa e richiede un percorso con se stessi; lo si impara a fare, si conquista giorno dopo giorno, un piccolo passo dopo l’altro. Ognuno ha grande valore come persona, indipendentemente dall’aspetto esteriore e dalla forma corporea. Il corpo di ognuno è un tempio: ci accompagna per tutta la vita e vale la pena prendersene cura e trattarlo bene.

Grazie Giulia, c’è qualcosa che vorresti aggiungere per salutare chi sta leggendo queste tue parole?

Sì! Che facendo un percorso dedicato alla parte interiore di sé, inevitabilmente e di riflesso, anche l’involucro risplenderà.

Se desideri contattare la dott.ssa Gulia Burigo, ecco i suoi contatti:

Cell. 346 1065661; Email burigo.g@libero.it; Pagina Facebook

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