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Ghosting: quando sparire è far sparire il problema

Potresti non aver mai sentito parlare di ghosting eppure potrebbe esserti successo di incapparvi.

Nessun fantasma e nessun ghost buster nei paraggi! Ma un fenomeno psicologico che ha potenti ripercussioni nelle relazioni interpersonali.

Cos’è il ghosting

Il ghosting – letteralmente “fare il fantasma” – è un fenomeno antico che oggi ha risvolti moderni e digitali e che si può annoverare tra le violenze psicologiche. Ci si riferisce, con questo termine inglese, a un comportamento di fuga, senza spiegazioni, da situazioni relazionali che il ghoster preferisce non affrontare. Chi ne è vittima subisce un rifiuto inspiegato e inspiegabile, una chiusura relazionale netta da parte dell’altro che provoca sofferenza e smarrimento:

Il silenzio assordante che lascia il ghoster è uno strappo relazionale che è difficile ricucire.

Sebbene il fenomeno sia noto in particolare in riferimento alle relazioni sentimentali – di amore o amicizia -, esso può riguardare anche l’ambito professionale – relazioni con i colleghi o con i propri responsabili o datori di lavoro -.

Il ghosting oggi

Oggi i modi per praticare ghosting sono innumerevoli perché i mezzi tecnologici con i quali si svolge gran parte della comunicazione interpersonale permettono vie di fuga agevoli – anche se non innocue – . Ad esempio, il ghoster moderno può facilmente sparire non rispondendo a una mail scomoda o ai messaggi di un amico, silenziando il cellulare, bloccandolo sui social.

Una comunicazione asincrona

A rendere così facile praticare ghosting, oggi, è la caratteristica intrinseca a buona parte dei canali di comunicazione: l’asincronia dello scambio. Chat sul cellulare, su tablet o sul pc consentono di interagire scegliendo i tempi di risposta e, quindi, è facile silenziare le notifiche, ignorare un messaggio, scegliere di non rispondere.

In uno scambio sincrono, vis a vis, tutto questo sarebbe più ostico perché l’interazione diretta implica dare risposte, guardarsi, incontrarsi e assumersi la responsabilità di parole e scelte. Chi fa ghosting, invece, quando non riesce a gestire – vivere – una situazione, predilige la fuga e staccarsi dall’interazione come se, sparendo, facesse sparire anche il problema.

Perché il ghoster fa ghosting? 

Se sparisce per me sparisce per tutti

Ti potrebbe essere capitato di vedere un bimbo tra i due e i quattro anni che, coprendosi gli occhi, è convinto di essersi nascosto e di diventare invisibile. Questo fenomeno, che si estingue negli anni successivi, rappresenta la convinzione ingenua che, se il mondo sparisce per lui, sparisce per tutti.

Più o meno, questo accade nel ghosting: sparendo, ossia togliendosi dalla situazione problematica, si ha l’illusione che il problema sparisca: sparisce per me e sparisce per tutti.

Le cause del ghosting

Le cause del comportamento di ghosting sono tante quante le persone che lo praticano. Di conseguenza, una risposta univoca non c’è. Tuttavia, si possono fare alcune ipotesi a partire dal tipo di esperienze affettive infantili. Un genitore che non mantiene promesse, ad esempio, insegna a eluderle, a sparire, a fare ghosting per non doverle mantenere. Il ghosting può essere, quindi, un comportamento appreso. Oppure, il ghoster potrebbe aver sviluppato convinzioni di incapacità e inadeguatezza che lo portano a prediligere la fuga da situazioni difficili nella credenza di non potervi fare fronte.

L’intenzione positiva del ghosting

L’intenzione positiva di un comportamento è la funzione che quel comportamento ha per la persona che lo agisce. Nel caso del ghosting, la funzione, l’utilità per chi lo pratica, è uscire da una situazione problematica senza doverla affrontare direttamente.

Se si affronta direttamente una situazione c’è, infatti, un potenziale effetto collaterale: ci si mette in posizione di confronto con l’altro. Per il ghoster il confronto è qualcosa da non rischiare ed è più comodo, facile, agevole per lui/lei sparire nel nulla.

Chi fa ghosting può essere considerato come una persona che ha difficoltà a reggere il peso della responsabilità delle sue scelte. Di conseguenza, sceglie di fuggire per non incontrare le reazioni alla sua scelta e, di fatto, non si autorizza a prendere posizione e, matura la convinzione – talora inconsapevole – di poter e saper gestire i problemi svanendo, come un fantasma.

Chi fa ghosting non si sperimenta nell’interazione con gli altri e può maturare sfiducia in se stesso, senso di inadeguatezza e isolamento sociale. Oltre a lasciarsi alle spalle molte questioni irrisolte.

Come uscire dal ghosting

Se sei vittima del ghosting, potresti sperimentare senso di abbandono, incredulità, disorientamento, ansia, rabbia, tristezza. Sono emozioni legittime, considerando il gesto brusco di allontanamento del ghoster. Puoi aiutarti riflettendo sulle funzioni che il ghosting ha per chi lo pratica: quanto accaduto non è qualcosa di personale, contro di te, ma un atteggiamento del ghoster nei confronti della vita. Se continui a sentirti emotivamente scosso, chiedi una consulenza psicologica: ricorda che, a volte, basta un incontro. A volte no, certo. In tal caso potrai chiedere altri incontri con il tuo psicologo.

Se, invece, ti sei riconosciuto come un ghoster… bé, in tal caso, complimenti! Non tutti i ghosters si riconoscono e questo impedisce loro di uscire dalla trappola del ghosting. Tu potrai uscirne 🙂

Chiedi, il prima possibile, una consulenza psicologica. Il prima possibile, perché meriti di ricominciare subito a vivere senza avere bisogno di nasconderti di fronte alle difficoltà. Non basterà un incontro, lo posso dire con una certa sicurezza, però vedrai i benefici in fretta!

Ti aspettiamo, io o lo psicologo che sceglierai! 🙂



     

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