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Psicologie Non-Strutturaliste: una poesia per conoscerle

Me ne avete già sentito parlare: il mio approccio professionale segue le psicologie non-strutturaliste. Ho Trovato una poesia, di Ruth Bebermeyer, che ne rappresenta alcuni elementi cardine.

[Ti può interessare anche: La pratica narrativa, Approccio Centrato sulla Soluzione, Il Paradigma della Cipolla]

Ve la presento, passo passo

Non ho mai visto un uomo pigro;

ho visto un uomo che non ha mai corso

mentre lo stavo guardando, e ho visto

un uomo che talvolta faceva un sonnellino

tra pranzo e cena e che rimaneva

a casa in un un giorno di pioggia,

ma non era un uomo pigro. Prima di chiamarmi pazza.

pensateci. lui era un “uomo pigro”

o faceva soltanto cose che definiamo “pigre”?

In Terapia Narrativa, si predilige parlare di caratteristiche che le persone utilizzano  nelle loro esperienze di vita, anziché attribuire queste caratteristiche alla struttura della persona, sotto forma di aggettivi.

Ad esempio, si preferisce parlare di una persona che vive una situazione d’ansia, prova una sensazione/emozione di ansia anziché di una persona ansiosa. Questa seconda modalità comunicativa, sebbene molto comune, rischia di intrappolare nel problema, limitando la scoperta delle soluzioni. Se una persona è ansiosa, non ha vie di fuga dalla sua ansia. Se, invece, la persona prova ansia… bè, può provare anche qualcos’altro!

In Terapia Narrativa, il processo che porta all’esterno della persona le caratteristiche, le emozioni e i pensieri è detto, per l’appunto, esternalizzazione.

Nell’Approccio Centrato sulla soluzione e nella Terapia Solution Building del collega Antonio Amatulli, si definiscono le caratteristiche come comportamenti agiti. Si agisce l’ansia e si potrebbe agire qualcos’altro.

L’uomo della poesia, quindi,  non è pigro: usa la pigrizia o agisce il comportamento di pigrizia in alcuni momenti della sua vita.

Andiamo avanti con la poesia considerando le riflessioni appena fatte

Non ho mai visto un bambino stupido:

ho visto un bambino che talvolta ha fatto

cose che non ho compreso

o cose che non avevo previsto;

ho visto un bambino che non aveva visto

quegli stessi luoghi dov’ero stata io,

ma non era un bambino stupido.

Prima di chiamarlo stupido,

pensateci, lui era un “bambino stupido”

o soltanto sapeva cose diverse da quelle che sapete voi?

In questo passaggio, si ribadisce il contenuto dei versi precedenti e si aggiungono altri elementi:

  • Talvolta, il bambino ha fatto cose che chi ha scritto la poesia non ha compreso. Talvolta, non sempre. Pertanto, ci saranno stati momenti, occasioni, episodi in cui il bambino ha usato una caratteristica diversa da quella quì definita come stupidità.
  • Stupidità è una parola che può avere tanti significati quanti le persone che la pronunciano. L’autrice della poesia, definisce la stupidità come “cose che non ha compreso o che non aveva previsto”.
  • Viene valorizzata l’unicità delle esperienze individuali: il bambino ha visto e sa cose diverse da chi ha scritto la poesia e da chi la legge. L’esperto, nelle psicologie non-strutturaliste, è il cliente che conosce la sua vita nei dettagli. Allo psicologo spetta utilizzare le sue competenze tecniche per aiutare il cliente a creare le sue (del cliente!)  soluzioni uniche. No risposte pre-confezionate, no tecniche valide per tutti.

I prossimi versi potrebbero sorprenderti!

Ho guardato il più intensamente possibile

ma non ho mai visto un cuoco;

ho visto una persona che mescolava

ingredienti che poi avremmo mangiato,

una persona che girava una manovella

e sorvegliava il fuoco che cuoceva la carne,

ho visto queste cose ma non ho visto un cuoco.

Ditemi, se guardate, vedete un cuoco

o qualcuno che fa delle cose che chiamiamo cucinare?

Stai pensando che qui si esagera? Che un cuoco è un cuoco? Ebbene, certo! Possiamo dire che chi sta cucinando è un cuoco e questo permette di esprimere con una parola sola tutti i compiti che ci si aspetta svolga un cuoco.

Tuttavia, proprio per questa ragione, l’etichetta “cuoco” limita la percezione della totalità di cose che la persona fa come cuoco e in tutti gli altri suoi ruoli di vita.

Inoltre, associare la propria identità – attraverso il verbo essere – a un compito/ ruolo specifico, può essere controproducente qualora si scelga di non agire più quel compito/ruolo.

Io, ad esempio, sono una psicologa o faccio la psicologa? Se sono una psicologa, sarei tenuta forse a esserlo sempre, anche nel mio privato. Se faccio la psicologa, ho la libertà di fare anche dell’altro e, qualora il mio lavoro subisse un periodo di difficoltà, la mia identità non ne sarebbe influenzata come se io fossi psicologa.

Questo vale proprio per tutto, anche per le caratteristiche positive. Dire di una persona che è solare, significa impedirle di poter, qualche volta, non usare la solarità. Badate bene, nel quotidiano capita di parlare in questi termini, ma è importante, secondo la concezione non-strutturalista, essere consapevoli delle implicazioni.

Come si conclude la poesia?

Quello che alcuni chiamano pigro

altri lo chiamano stanco o bonario,

quello che alcuni chiamano stupidità

altri la chiamano soltanto una diversa conoscenza.

Così sono giunta alla conclusione

che se non mescoliamo ciò che vediamo   

con quella che è la nostra opinione,

ci salveremo dalla confusione.

E questo, io lo so,

è ancora soltanto la mia opinione.

Se non si mescola ciò che si vede alla propria opinione, ossia se non si interpreta e valuta ciò che fanno gli altri secondo la propria mappa del mondoci si risparmia un bel po’ di confusione. E di incomprensioni. Nello studio dello psicologo e nella vita.

Infine… Che meraviglia poter concludere questo articolo così come Bebermeyer conclude la sua poesia!

relativity

L’articolo e i suoi contenuti, sono un’opinione filtrata dalle psicologie non-strutturaliste. Un’opinione, una mappa, un modo di pensare e nulla più.

Così funzionano le psicologie non-strutturaliste: de-strutturando le credenzeampliano le possibilità di raccontarsi e di fare terapia.

Vuoi saperne di più sulle psicologie non strutturaliste?

Scrivimi a fontanella.francesca@gmail.com

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