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Vi è mai capitato di osservare un insetto che resta immobile a terra e sembra morto, fino a quando, tutto ad un tratto, si allontana velocemente?

Il fenomeno ha a che vedere con la sopravvivenza: se un animale è morto e non se ne conosce la causa, gli altri animali preferiranno non mangiarlo per il rischio di malattie e si allontaneranno, lasciandolo libero di fuggire.

Di fatto, fingendosi morto, l’animale può salvarsi la vita. Il fenomeno è detto freezing, congelamento, ed ha a che fare, principalmente, con la paura. La paura è un’emozione molto funzionale perché informa della possibile presenza di un pericolo e sollecita  l’organismo ad allontanarsi dalla fonte di pericolo e/o difendersi.

Anche l’uomo può reagire con il congelamento
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Di fronte ad uno stimolo che suscita paura e, talora, anche di fronte a eventi che provocano sgomento, sconcerto, incredulità, l’essere umano può bloccarsi – congelarsi – e non riuscire a reagire. Si allerta, pronti, attenti e poi… stop!

Se ciò accade, mentre la persona si trova nel ‘congelamento’ non compie alcuna azione, non ipotizza soluzioni, non chiede aiuto.

L’organismo è biologicamente predisposto a modificare questo comportamento di blocco che si evolve, ad esempio, in fuga, attacco, resa, nella ripresa delle proprie attività, nella ricerca attiva di souzioni, nella richiesta di sostegno e conforto da parte degli altri…

Lepre o Tartaruga? È un processo veloce o lento?

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Il processo che trasforma il blocco in qualcos’altro può essere molto rapido (dell’ordine di qualche millesimo di secondo) laddove prevale un comportamento automatico, guidato da meccanismi biologici di adattamento all’ambiente. Altre volte, il processo è lento e guidato dal pensiero che, in certi casi, può addirittura rallentarlo.

Sebbene si possa ipotizzare in via teorica che, prima o poi, il blocco si sblocca, potrebbe non essere molto utile restare in attesa, congelati, senza sapere quando arriverà lo sblocco.

Lo sblocco si può facilitare, ecco la buona notizia!

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Numerose sono le tecniche che aiutano a identificare il blocco, a coglierne il senso e a trasformarlo in azione. Tra quelle che conosco c’è un elemento in comune che consiste, più o meno, nel cominciare ponendosi questa domanda:

Il blocco, da cosa vuole proteggermi?

Se stai vivendo un momento di blocco, parti da questa domanda e lascia arrivare la risposta o le risposte. Appuntale, rileggile, scegli quelle che senti più ‘giuste’. A quel punto hai già un bel pezzo di soluzione in mano.

Se ti fa piacere, puoi condividere le tue riflessioni nei commenti qui sotto oppure scrivendomi all’indirizzo fontanella.francesca@gmail.com

Dott.ssa Francesca Fontanellarun-pixabay. wokandapix

 

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