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L’Effetto Rimbalzo: quando un’emozione produce effetti secondari

Il costrutto di Effetto Rimbalzo non esiste! 🙂 Mi sono inventata questo nome per descrivere un fenomeno abbastanza frequente che ha a che fare con i comportamenti guidati dalle emozioni.

Quando si prova un’emozione, si agisce un comportamento legato a quell’emozione.

Ad esempio, si può urlare per la rabbia o per il dolore, restare in silenzio e con il volto serio per la tristezza o per la rabbia, allontanarsi per la paura o per la vergogna…e così via.

Ora vi chiedo di immaginare una situazione in cui vi sia capitato di provare un’emozione e di aver agito un comportamento che non vi piace.

Potrebbe trattarsi del caso in cui, provando rabbia, si è urlato nei confronti di una persona cara, dicendo parole che possono averla ferita.

Oppure potrebbe trattarsi di un momento in cui vi siete allontanati da una situazione per la paura, lasciando un amico a cavarsela da solo.tornado-304745_960_720

In questi casi, cosa può succedere in seguito?

Può succedere che, passata la fase di allarme (il picco emotivo), si cominci a percepire l’emergere di un’altra emozione, secondaria a quella che aveva portato ad agire il comportamento che non è piaciuto. Questa emozione può essere senso di colpa, rabbia, tristezza, vergogna, paura…e si riferisce o a quello che si pensa di se stessi e del comportamento agito oppure alle conseguenze che si pensa possa avere quel comportamento sulla relazione con gli altri e sulla propria vita.

Questa emozione ci si ritorce contro: il comportamento agito rimbalza contro di sé sotto forma di emozione secondaria. È l’Effetto Rimbalzo.

A me, l’Effetto Rimbalzo, piace. Mi dice molte cose rispetto al comportamento che ho messo in atto, alla persona che vorrei essere e a ciò che vorrei e potrei fare per essere me stessa al meglio.

L’Effetto Rimbalzo aiuta a conoscere le proprie reazioni, emozioni ed i pensieri sotto(e sopra)stanti; ad anticipare e prevenire le possibili emozioni secondarie e, qualche volta, anche il comportamento spiacevole.

Tutto questo vale se…

Tutto questo vale se:

  • Si è interessati ad osservare con occhio critico i propri Effetti Rimbalzo e a trarne informazioni utili;
  • Si riconosce e ammette di non aver gradito un proprio comportamento;
  • Si riconosce di provare un’emozione secondaria.
Una storia per voi

Mi permetto di suggeririvi di dare un’occhiata ai vostri Effetti Rimbalzo, per lo meno una volta. Vi invito a farlo per non finire a subire il contraccolpo con perplessità come il protagonista di questa storia popolare. La ho conosciuta grazie al collega argentino Jorge Bucay, ma credo ve ne siano diverse versioni online. Come il solito, ecco la mia.

C’era una volta un uomo che andava in giro con un mattone in mano. Aveva deciso che lo avrebbe lanciato a chiunque avesse tentato di colpirlo. Un amico prepotente gli si rivolse in malo modo e, subito, l’uomo lanciò il mattone verso di lui. Non si sa se l’uomo sia riuscito a colpire l’amico…  fatto sta che gli sembrò una scocciatura dover andare a recuperare il mattone.

Pensò, quindi, ad una soluzione e attaccò al mattone una corda lunga un metro. Anche questo stratagemma non funzionò molto bene. In primo luogo, la persona da colpire doveva essere vicina altrimenti il mattone non riusciva a raggiungerla e, inoltre, il recupero del mattone non era comunque agevole: la cordicella si annodava e si incastrava sul terreno.

L’uomo, allora, pensò ad una terza soluzione e attaccò al mattone una molla. Al primo lancio, il mattone tornò indietro colpendolo sulla fronte. Al secondo lancio, il mattone tornò indietro colpendolo su una gamba. Al terzo lancio… dopo aver lanciato il mattone l’uomo aveva cercato di proteggere la vittima facendosi colpire nuovamente in pieno volto…

Tutti i colpi, cosa strana, si ritorcevano contro di lui… – osservava l’uomo, con perplessità -.

Dott.ssa Francesca Fontanella

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