Siete sicuri che si tratti di Rabbia?
Una delle emozioni che più frequentemente mi viene riportata dalle persone è la Rabbia. Esse raccontano episodi della loro quotidianità e della loro vita in cui hanno alzato la voce, sbattuto porte, alzato le mani…
Ma questa Rabbia, che cos’è?
La Rabbia è un’emozione (per saperne di più sulle emozioni, potete dare un’occhiata all’ABC delle emozioni: ecco la prima puntata di cinque). Per semplificare, essa tende a presentarsi quando la persona percepisce una minaccia al suo valore personale o a qualcosa che ritiene importante e in cui crede.
Il punto è che non sempre la reazione aggressiva emerge per Rabbia. Qualche volta, ad esempio, essa emerge per Paura.
Provate a pensare ad un adulto che veda il suo bambino rischiare di farsi male per una disattenzione. È possibile che, dopo averlo richiamato ed essersi assicurato che il bambino sta bene, abbia una reazione aggressiva verso di lui.
Come mai?
In quel momento, l’adulto sta scaricando la Paura, ossia quell’emozione che indica un pericolo per la sopravvivenza e la salute. La Paura, come la Rabbia, può muovere un comportamento di attacco, cioè comportamenti come le urla, le parolacce, gesti bruschi o violenti.
Non entro in questo post nel tema della violenza. Nel caso steste vivendo una situazione di violenza psicologica e/o fisica, non esitate a mettervi in contatto con il medico di base, un consultorio, uno psicologo, un’assistente sociale, un centro specializzato.
In situazioni in cui, invece, agite o vi capita di vedere agire occasionalmente da persone care comportamenti aggressivi, concedetevi un po’ di tempo per valutare quale sia l’emozione che ha portato alla reazione aggressiva.
Come si fa?
Chiedendo direttamente all’emozione cosa ne pensa! 😉
Restando sul nostro esempio del bimbo che viene sgridato dopo aver vissuto una situazione di pericolo, ci si può chiedere: cosa mi dice questa reazione?
Una risposta potrebbe essere: “Mi dice che ho preso paura!” Et voilà! Non si trattava di Rabbia in questo caso! Si trattava di Paura! Questo semplice esercizio consente un primo passo per riconoscere le proprie emozioni, poterle condividere con l’altro (in questo caso il bambino) e agire comportamenti in linea con i propri valori.
A.Pauncz propone la metafora dell’Imbuto Emotivo. La metafora descrive le situazioni in cui le persone, poco allenate a riconoscere pensieri ed emozioni, chiamano ogni loro reazione ed attivazione fisiologica con lo stesso nome – ad esempio Rabbia -.
Il loro comportamento rischia, così, di appiattirsi e si crea un circolo vizioso, per cui il non riconoscere l’emozione rende sempre più difficile distinguere un’emozione dall’altra.
La psicologia ha messo a punto degli strumenti per imparare ad entrare in contatto con le emozioni, conoscerle, riconoscerle, distinguerle e farne uso.
I programmi di questo tipo sono programmi di alfabetizzazione emotiva. Sebbene attiri il Far da Sé, è utile appoggiarsi ad un professionista per imparare questi strumenti. Una volta acquisiti, potranno essere usati nel qui ed ora e… da ora in poi.
Dott.ssa Francesca Fontanella
Molto interessante, grazie!!! Un saluto da Grosseto
???
Grazie a lei Lorella! 🙂 Mi fa piacere che l’articolo le abbia suscitato interesse. Se ci sono argomenti di cui le piacerebbbe leggere, me li indichi, così da poter scrivere articoli che incontrino le vostre curiosità. Un saluto
Sono disabile ma lavoro come consulente sociale ad uno sportello informativo oltre che essere uno tra i membri fondatori di una fondazione che si occupa di disabilità. Sempre a contatto con psicologi e psichiatri, per la mia malattia genetica, lavoro e impegno.. Ma soprattutto affascinata dalla crescita personale che la sua materia mi offre… Grazie per la sua disponibilità… Ho una lunga lista :))) non insista troppo ??? Cordialmente, Lorella
Sarà un piacere conoscere i temi di suo interesse, Lorella! Grazie per aver condiviso una parte della sua storia 🙂