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Un Chiodo Fisso – Pensieri ricorrenti e ossessioni

Si racconta che Andrea (ve lo/la ricordate Andrea?) avesse il problema del Chiodo Fisso.boy-1299574_960_720

Il problema del Chiodo Fisso è un problema mica da poco: Andrea, durante il giorno – e, ahimé, qualche volta anche di notte! – si trovava a ripensare ad una sua questione personale. Ci pensava di continuo, per ore, cercando una soluzione. Il punto è che questa questione personale non poteva essere risolta perché era solo nei pensieri di Andrea.

E cioè?

Andrea aveva una preoccupazione per qualcosa che, forse (solo forse), sarebbe potuta accadere e, nel tentativo di ridurre le possibilità che questa cosa accadesse, pensava e ripensava a come avrebbe potuto fare per impedirle di accadere. Se per qualche ragione passava del tempo senza pensare alla sua questione, Andrea si allarmava, pensando di aver aumentato, in questo modo, il rischio che accadesse.

Una faccenda complicata, vero?

Va detto che Andrea trovò una soluzione ingegnosa.

La soluzione ingegnosatavoletta

Andrea comprò una tavoletta di legno, un martello e una grossa scatola di chiodi. Ogni volta che pensava alla questione – il Chiodo Fisso – piantava un chiodo sulla tavoletta; se gli/le capitava fuori casa, si appuntava il numero di volte in cui aveva pensato al Chiodo Fisso e, una volta a casa, piantava tanti chiodi quanti i pensieri.

Dopo un po’ di tempo…

Dopo un po’ di tempo Andrea si annoiò di appuntare pensieri e di piantare chiodi e osservò che, grazie alla Noia causata da questo compito, cominciava a pensare meno frequentemente al Chiodo Fisso. Si chiese se questo dipendesse dal fatto che lasciar andare il pensiero fosse, in fondo, più facile che tenere il conto di tutte le volte in cui lo pensava.

Decise, allora, di fare un esperimento: ogni ora in cui fosse riuscito a non pensare al Chiodo Fisso, avrebbe tolto un chiodo dalla tavoletta.

Dopo un altro po’ di tempo…

Dopo un altro po’ di tempo quasi tutti i chiodi erano stati estratti dalla tavoletta!

Ma…tavoletta2

Andrea notò che dove il chiodo veniva estratto, restava un buco, una ferita: i chiodi (e i rispettivi pensieri ricorrenti) avevano indebolito la tavoletta di legno.

Andrea non si perse d’animo: stuccò i buchi e riparò la tavoletta, poi comprò dei colori per il legno.hand-888364_960_720

Dipinse la tavoletta con i colori e le forme che amava di più, rispettando e valorizzando le piccole imperfezioni del legno e quelle causate dai fori dei chiodi.

Ora Andrea tiene la tavoletta appesa ad una parete e quando la guarda pensa al Chiodo Fisso, che non c’è più. Pensa a quanto il Chiodo fisso avesse indebolito il suo corpo e la sua mente e a come abbia saputo usare creativamente le sue energie per sanare le ferite e farne tesoro.

Qualcuno racconta che Andrea abbia insegnato la tecnica della tavoletta ad amici e conoscenti che, a loro volta, la hanno insegnata ad altri. Ecco come, probabilmente, è giunta a noi.

Vi è piaciuto questo racconto? Pensate che potrebbe esservi utile? In che modo?

Dott.ssa Francesca Fontanellachiodo2

(Rivisitazione di una metafora narrativa di George W. Burns)

Immagini pixabay.com, attribuzioni non richieste.

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