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Quando ho iniziato questa rubrica ho pensato di scrivere 5 puntate. Mi sembra un numero sufficiente per dare informazioni e, al contempo, non annoiare troppo. Il monotematico, personalmente, non mi fa impazzire! 😉

E quindi, eccoci quì! Quinta – e Ultima – Puntata…

Cosa vi ho raccontato in queste settimane?

Ho provato a descrivere alcuni elementi che possono aiutare a capire il senso e l’utilità delle proprie emozioni e di quelle altrui.

L’obiettivo è stato mostrare che, alla base delle emozioni, vi è un meccanismo biologico, volto al benessere, alla sopravvivenza, all’evoluzione dell’individuo.

Non è possibile distinguere emozioni positive e negative perché il loro intento è, per natura, positivo. L’effetto dell’emozione, invece, può essere negativo se si resta aggrappati alle reazioni fisiologiche, se si cerca di scacciare l’emozione o se si sceglie di agire l’emozione senza ascoltarne il messaggio.turtle-1021521_960_720

Vi hanno mai raccontato la storia della tartaruga a cui non piace la scuola?

Mi sembra un buon esempio di messaggio emotivo non ascoltato.

Alla tartaruga, la scuola, non piaceva. Neanche un po’. La trovava noiosa, “noiosa-noiosissimissima”, diceva. Il punto è che, quando si annoiava, la tartaruga diventava irrequieta  e, nel tentativo di rendere migliore la sua giornata, finiva con il compiere azioni che le creavano problemi. Ad esempio, spingeva i compagni di classe, faceva loro dispetti, nascondeva le loro cose…

Non solo. Se i compagni, stanchi di questo comportamenti, le restituivano pan per focaccia… la tartaruga provava Rabbia e li mordeva!

A ben vedere, in questa storia, le emozioni sono positive, ma la tartaruga le agisce senza ascoltarle.

Vediamo…

Prima emozione: Noia

La tartaruga prova Noia. Non ascolta il messaggio della Noia e cerca di fare qualcosa che le movimenti la giornata. Cosa sarebbe potuto succedere se avesse ascoltato il messaggio della Noia? Forse avrebbe potuto sentire che la Noia le stava comunicando che qualcosa, nella lezione, le impediva di stare attenta e di imparare e avrebbe potuto alzare la mano per informare la maestra della sua difficoltà o del fatto che non era riuscita a seguire una parte delle sue parole.

Seconda emozione: Rabbia

La tartaruga prova Rabbia. Non ascolta il messaggio della Rabbia e reagisce mordendo. Ascoltandone il messagio, avrebbbe potuto sentire quello che la Rabbia desiderava comunicarle. Nel nostro esempio, avrebbe potuto scoprire che il comportamento dei compagni le faceva pensare di non essere apprezzata e farle desiderare di fare qualcosa per dimostrare il suo valore. Forse, in questo modo, avrebbe notato che il morso non era un buon modo per mostrare il suo valore ai compagni!  E avrebbe potuto chiedersi se potesse fare qualcosa di diverso per essere apprezzata.

Come va avanti la storiella della tartaruga?

Nella storiella che vi ho raccontato, succede che, dopo una serie di peripezie, la tartaruga incontra un tartaruga anziana che le svela un trucchetto per non mordere più.amphibian-1297728_960_720

La tartaruga anziana dice alla nostra giovane tartaruga:”Quando ti capita di provare un’emozione, ricordati che tu non sei l’emozione! Non sei la Rabbia o la Noia, e, a dirla tutta, non sei, nemmeno arrabbiata o annoiata! Quello che accade è che stai provando Rabbia o Noia. E puoi scegliere cosa farne e come volgere l’emozione a tuo favore.”

Ecco come faccio io!” aggiunse la tartaruga anziana “Quando sento arrivare un’emozione, entro per qualche secondo nel guscio, respiro in modo lento e rilassato e, appena mi accorgo di essere più calma, solo allora, mi chiedo che cosa potrei fare per migliorare le cose! Ti va di provare?”

Decisamente in linea con la nostra ipotesi dell’ascolto del messaggio emotivo, vero? Il trucchetto della tartaruga ricorda l’esercizio della Terza Puntata.

Osservate un particolare di questa storia…

La tartaruga anziana suggerisce di cambiare la relazione che la giovane tartaruga ha con il problema Rabbia. La giovane tartaruga sta lasciando che la Rabbia guidi il suo comportamento, sottomettendosi alla componente istintiva della Rabbia. Può, invece, scegliere di ascoltare la Rabbia, prenderne in considerazione il messaggio e  mettersi al comando della sua vita, agendo un comportamento in linea con i suoi valori (forse non ve l’ho detto, ma la giovane tartaruga credeva molto nella gentilezza, nell’amicizia e nel rispetto degli altri!).

Il cambiamento è facilitato dall’Esternalizzazione, ossia lo spostamento dell’emozione, del problema, del disagio, al di fuori della persona.

La tartaruga prova Rabbia e questo fa sì che lei possa scegliere cosa fare della Rabbia, come relazionarsi ad essa, come addomesticarla.

Esternalizzare significa portare fuori, non identificarsi con il problema.

La nostra tartaruga non è rabbiosa, ma prova Rabbia. Definirla rabbiosa significherebbe attribuirle una caratteristica interna (il processo si chiama INternalizzazione) che la etichetta e può farle pensare che questa caratteristica sia immodificabile. Una conseguenza del processo di internalizzazione può essere la rinuncia.

Al contrario, attraverso l’Esternalizzazione, la tartaruga ha libertà di scelta. Ha provato l’emozione di Rabbia, ne ascolta il messaggio, ne coglie l’intenzione positiva e, a quel punto, può cercare un modo alternativo per soddisfarla.

Volete sapere come va a finire la storia?

A dire il vero, non lo so. Non so se la tartaruga provò ad usare il suggerimento della vecchia tartaruga! Tu, vuoi provare? 🙂

Dott.ssa Francesca Fontanella

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