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Il medico ha pronunciato una diagnosi di “Intolleranza Alimentare”, cosa fare?

E’ importante, in primo luogo, informarsi rispetto alle regole alimentari da seguire e alle implicazioni pratiche legate alla propria intolleranza.

Per questi primi obiettivi di orientamento, è utile la consultazione di portali dedicati. Ad esempio:

http://www.eufic.org/article/it/expid/basics-allergie-intolleranze-alimentari/

http://www.celiachia.it/home/HomePage.aspx

http://www.associazioneaili.it/

Alle questioni pratiche (imparare a leggere le etichette, conoscere i prodotti a rischio, organizzare i pasti fuori casa, parlare ad altri della propria intolleranza…) si associano possibili questioni psicologiche.

Vediamone alcune.
  • Ansia nell’organizzazione del nuovo stile alimentare
  • Tristezza o Rabbia per la perdita di alcuni alimenti graditi
  • Tristezza o Rabbia verso la malattia e identificazione con la malattia
  • Percezione di diversità
  • Nel caso la persona con intolleranza sia un bambino: necessità di comunicare i  modo chiaro, al piccolo, le implicazioni della diagnosi di modo che sappia gestire i momenti di autonomia (scuola, feste, campus…)
Queste questioni meritano attenzione.

Il sostegno psicologico, in questo frangente, ha l’obiettivo di accompagnare la persona nel tempo successivo alla diagnosi, per la gestione e la regolazione delle emozioni (Ansia, Rabbia, Tristezza), l’elaborazione della perdita e dei cambiamenti di vita; per mantenere un’autostima positiva e non permettere lo strutturarsi di una percezione di sé come “malato”.

Nel caso di una diagnosi a bambini, è molto utile una consulenza al caregiver (genitore o chi ha tutela del bimbo) per la comunicazione al bambino delle nuove regole e per costruire un’ alleanza con lui che assicuri il rispetto delle regole quando è fuori casa. Non è utile, infatti, premurarsi di informare solamente gli adulti che si occupano del bambino (insegnanti, baby sitter, nonni…). Il bambino ha bisogno di sentire la fiducia dell’adulto per costruire un concetto di sé saldo e resiliente.

La psicologia, nell’ambito delle intolleranze alimentari, si integra al ruolo del medico e del farmacista ai quali, talora, viene chiesto di offrire il supporto che, da un punto di vista tecnico e deontologico, è atto tipico dello psicologo. Le due figure professionali si trovano, così, a dover gestire un area che non è di loro competenza, con gli ovvi disagi conseguenti.

Il mio suggerimento è di concedervi l’opportunità di avere un punto di riferimento psicologico e di prevenire le difficoltà emotive che possono insorgere dopo una diagnosi di Intolleranza Alimentare.

Scarica il sondaggio:Come vivi senza glutine_ il sondaggio

Dott.ssa Francesca Fontanella

fontanella.francesca@gmail.com

Collage fotografico: FreeImages.com/kenia de los campos (pasta); MorgueFile.com/szaffirek (bricco di latte)

 

 

 

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