Quali sono i punti di contatto tra Jazz e Psicologia?
Una risposta personale è:
“Richiedono la capacità di usare
la propria Competenza e le proprie Conoscenze tecniche con
Improvvisazione”.
D’accordo, non solo il jazz, anche altri generi musicali hanno sdoganato l’improvvisazione negli assolo delle esecuzioni sul palco dei concerti; e anche il teatro richiede lo stesso tipo di Improvvisazione…
Per scrivere di Improvvisazione mi piace più di tutte, però, la metafora del jazz.
L’Improvvisazione, nella musica, è un’attività che richiede di produrre stringhe sonore senza seguire uno spartito. Il musicista, per farlo, ha competenza e padronanza. Così in psicologia: lo psicolog, per poter aiutare senza seguire spartiti e protocolli, ha bisogno di competenze e capacità di improvvisazione. Jazz e psicologia: simili in questo.
Come si improvvisa in ambito jazz e psicologia?
Ci sono diverse modalità di improvvisazione:
- L’Improvvisazione libera, cioè una creazione che non fa riferimento a regole o armonie;
- L’Improvvisazione su schema, cioè una creazione eseguita sulla base di regole. Gli esecutori scelgono un’armonia di partenza e su di essa elaborano le variazioni in modo personale, integrato al contesto e alla musica prodotta dagli altri.
Così lo psicologo. O, per lo meno, lo psicologo preparato, dato che per improvvisare – in qualunque settore – ci vuole una massiccia dose di padronanza della materia.
La psicologia, pur fondando i suoi interventi su basi teoriche salde e sull’utilizzo di tecniche specifiche (lo spartito), richiede di adattare gli accordi e il ritmo e di elaborare variazioni.
La Psicologia richiede la capacità di agire l’Improvvisazione Consapevole e Preparata, come la Musica Jazz.
Dott.ssa Francesca Fontanella
fontanella.francesca@gmail.com