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(Psico) Intervista a un musicista che ha imparato a sognare in grande: Niccolò Sovilla

È arrivato il momento di una nuova (Psico) Intervista! L’ospite di oggi è musicista e cantante: vi presento Niccolò Sovilla

Musica, canzoni e songtherapy

La musica – e le canzoni in particolar modo – mi sono utili nel lavoro di psicologa per conoscere e esplorare i mondi individuali e scovare lì, nella nota e nel testo, narrazioni alternative di problemi e difficoltà e soluzioni inedite, inaspettate, in cui vibra la sorpresa.

Lo strumento d’eccellenza, in questo senso, è la songtherapy, la terapia con le canzoni.

Qualche mese ho intervistato uno scrittore per fare onore allo storytelling – un altro strumento di lavoro che trovo creativo e potenziante -; oggi, per fare onore all’utilizzo di musica e canzoni in terapia, intervisto un musicista e cantante, Niccolò Sovilla.

Lo psico-intervisto, naturalmente: questi ospiti speciali non li lascio andare senza che abbiano raccontato qualcosa di sé! ?

Quando la cover è una signora-cover!

Dream a Big Dream_Niccolò_Sovilla

Niccolò ha pubblicato a dicembre 2016 un album di covers totalmente riarrangiate e reinterpretate con eleganza, originalità, calore e rispetto per i pezzi originali. Ascoltando i brani si respirano l’amore per la musica e il coraggio di raccontarla a modo proprio.

L’album si intitola Dream a Big Dream e potete ascoltarlo su SoundCloud e su YouTube.

I sogni meritano di essere ascoltati!

Nel frattempo, conosciamo Niccolò!

La (Psico) Intervista

Ciao Niccolò, grazie per aver accolto il mio invito alla (Psico) Intervista! Ti va di raccontare qual è per te la funzione della musica?

Secondo me la musica ha funzioni infinite, come l’arte in generale. Partendo dal presupposto che l’arte è completamente soggettiva, queste funzioni possono essere di puro intrattenimento, di espressione personale o di un gruppo di persone, possono essere politiche, spirituali, e così via.

Nella musica coesistono sempre due funzioni: quella che dà chi la fa e quella che dà chi l’ascolta.

Per quel che mi riguarda, la musica che faccio ha lo scopo di intrattenere. Al momento suono in due gruppi: sono il pianista ed una delle voci de LesMagots, sestetto swing, e canto e suono l’ukulele e il banjo nel gruppo The Riverboys, quartetto country e rock’n’roll. Capita spesso che dopo un concerto qualcuno del pubblico venga a dirmi che si è commosso grazie alla nostra musica… questa è la funzione che la musica ha avuto per quella persona.

La musica che ascolto, poi, ha lo scopo di emozionarmi, creare delle immagini nella mia mente, comunicarmi qualcosa. La musica che ascolto dev’essere sempre un po’ malinconica, anche se spesso sono io stesso che le do questa interpretazione.

Quali canzoni metteresti nella tua Carta d’Identità Musicale?

Domanda difficilissima, e non sono certo di dare una risposta che varrà anche per il futuro. Al momento, i brani che mi vengono in mente sono questi:

Leaving on a Jet Plane, scritta da John Denver nel 1966. Da anni la canzone che amo ascoltare e reinterpretare: malinconica, ha rispecchiato il mio stato d’animo in più occasioni.

Your Song, famosa ballata del 1970 di Elton John (con le parole di Bernie Taupin). È una delle prime canzoni che ho cantato accompagnandomi al pianoforte, uno dei miei “cavalli di battaglia”, una bellissima canzone d’amore… e d’amicizia, secondo me.

It’s a little bit funny this feeling inside, I’m not one of those who can easely hide, I don’t have much money but boy, If I did, I’d buy a big house where we both could live.

https://www.youtube.com/watch?v=mTa8U0Wa0q8

Ci sono alcune parti del testo di Piano Man di Billy Joel che adoro, perché evocano delle immagini estremamente realistiche, ritraendo sentimenti semplici, piuttosto comuni, quel tipo di descrizioni che adoro anche nella letteratura (Carver, Salinger…):

There’s an old man sitting next to me / Makin’ love to his tonic and gin (un vecchio uomo sta facendo l’amore con il suo gin tonic… e poi si girerà e dirà al pianista di suonargli un brano della sua giovinezza, che sapeva a memoria “quando indossava gli abiti di un uomo più giovane”).

Ci sono degli uomini d’affari che stanno bevendo qualcosa: Yes, they’re sharing a drink they call loneliness / But it’s better than drinkin’ alone (“Stanno condividendo un drink che chiamano solitudine / ma è meglio che bere da soli”).

Non è una canzone, ma la Pastorale di Beethoven è una musica che mi trasporta, se così si può dire, e mi fa sentire vivo. Quando l’ascolto mi sento proprio come dovevano sentirsi gli artisti del romanticismo: questa tensione positiva e al contempo struggente verso un qualcosa di imprecisato

C’è una canzone che ha segnato un cambiamento nella tua vita?

Nessuna canzone, finora, è stata così importante nella mia vita. Ci sono stati brani, album e gruppi musicali che hanno fatto da colonna sonora ad alcuni passaggi della mia vita, e ne cito alcuni.

L’album “Jazz” dei Queen ha segnato il mio ingresso nel mondo della musica non classica verso la fine della prima media. Ecco, questo lo considero un passaggio importante!

Fino a quel momento avevo ascoltato solamente Beethoven, Bizet, Mozart (all’infinito… soprattutto Le nozze di Figaro, che ormai conoscevo a memoria), Offenbach, Tchaikovsky e così via. Grazie a quell’album, uno dei mille vinili dei miei genitori, ho iniziato ad ascoltare il rock ed il pop, e da lì sarebbero poi nate la passione per i Beatles, i Creedence Clearwater Revival, i Bad Company

Cosa ti ha insegnato questo passaggio, questo momento di vita?

Se non fosse capitato questo passaggio, probabilmente non avrei mai iniziato a suonare e cantare dal vivo (è stato sognando di essere come Freddie Mercury che mi è venuta la voglia di cantare – e alla fine, di Freddie Mercury, ho solamente i baffi).

E poi, più avanti, sono arrivati Buddy Holly e Don McLean, entrambi un’infinita fonte di ispirazione, ancora adesso tra i miei preferiti. Buddy Holly, in soli tre anni di attività (è morto a 22 anni), ha dato un contributo incredibile alla storia della musica, influenzando ed ispirando tutti: dai Beatles a Bob Dylan, dai Rolling Stones a Eric Clapton.

Questi momenti e questi artisti mi hanno insegnato a sognare. [NdR: mica male, dato che il titolo dell’album di Niccolò è Dream a Big Dream – Sogna un Grande Sogno]

C’è qualcuno con cui vorresti condividere questo insegnamento?

Almeno per ora, ho soltanto da imparare, figuriamoci se posso pensare di insegnare qualcosa! Mi giustifico dicendo che… ho solo ventun anni! Sono piuttosto certo che un giorno arriverà una canzone che mi cambierà la vita, che mi insegnerà qualcosa, e che vorrò trasmettere questo insegnamento a qualcuno.

Hai la possibilità di fare una dedica speciale: a chi dedicheresti  il tuo album Dream a Big Dream?

Il musicista grazie al quale mi sono avvicinato allo swing è John Pizzarelli, chitarrista e cantante jazz statunitense. Da subito mi è piaciuto il timbro della sua voce, poi ho avuto l’onore di conoscerlo e di essere suo ospite ad un paio di concerti al Blue Note di Milano ed al Ronnie Scott’s Jazz Club di Londra. Una persona piacevolissima con cui chiacchierare e scherzare.

Quindi è grazie a lui ed al suo quartetto che ho voluto registrare Dream a Big Dream, ed è a lui che vorrei dedicare l’album.

Ancora una domanda Niccolò! Nel tuo album hai tre ruoli importanti: vocals, piano e ukulele… ti senti più vocals, piano o ukulele?

Il pianoforte è il primo strumento che ho imparato a suonare, la voce il secondo, l’ukulele il terzo, e poi mi piace strimpellare il banjo.

L’ukulele è il mio grande amore, non so il perché, in parte potrebbe essere una questione di trasporto (portare avanti e indietro la tastiera è più faticoso…).

Perciò, mi sento più ukulele, uno strumento allegro e portatore di felicità e serenità (…in netto contrasto con la malinconia delle canzoni che interpreto!).

Ciao Niccolò, grazie per questa condivisione così delicata. Mi ricorda i pezzi che interpreti. Mi ricorda, anche, la delicatezza che offrono le canzoni – e la musica – come strumento psicologico: fanno danzare i pensieri e fanno risuonare le emozioni, lievemente, aprendo spazio alle riflessioni, a nuove consapevolezze e alla realizzazione di sogni.

Ti è piaciuta questa intervista?

Puoi conoscere meglio Niccolò Sovilla nella sua pagina facebook

Puoi conoscere se la songtherapy fa per te scrivendo a fontanella.francesca@gmail.com

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